Al via Ipack-Ima 2015

Sei mostre collegate e duemila aziende presenti. Una filiera che vale in Italia oltre 40 miliardi di euro, fondamentale per la sostenibilità ambientale, economica e sociale.

Milano, 19 maggio 2015. “Il packaging e le tecnologie di lavorazione del prodotto che stanno a monte sono un’eccellenza italiana” afferma Guido Corbella, amministratore delegato di Ipack-Ima. “Le aziende della filiera valgono oltre 40 miliardi di euro di giro d’affari, esportano in media oltre i tre quarti della produzione e occupano 150mila addetti. Tre anni fa gli addetti erano 143mila, il che significa che a dispetto della crisi questa filiera cammina e produce lavoro. E’ qui, nella meccanica strumentale, che si gioca il futuro del Paese. Abbiamo bisogno di più tecnici e più ingegneri. Dobbiamo coltivare le eccellenze tecnologiche, che però necessitano di puntare sulla formazione con adeguati contratti di lavoro”.

Cosi Corbella - la cui “provocazione” è stata raccolta dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti che ha ribadito l’obiettivo del contratto a tempo indeterminato per programmare una crescita professionale - ha inaugurato oggi a Fiera Milano la ventitreesima edizione della mostra del processo e  packaging Ipack-Ima, un colosso mondiale che si presenta quest’anno rafforzato da tre nuove manifestazioni “verticali” dedicate al trattamento del prodotto alimentare fresco: Meat-Tech per le carni; Dairytech per il latte e derivati; Fruit Innovation per l’ortofrutta. Più Converflex (stampa su imballaggio ed etichettatura) e Intralogistica Italia (movimentazione merci). In tutto ben 2000 aziende espositrici per un terzo estere, su 160mila metri quadrati in 11 padiglioni di Fiera Milano. Un evento unico nelle sue diverse articolazioni e fortemente internazionale, sia per la partecipazione di espositori esteri sia per le 500 delegazioni di buyer attese (270 delle quali organizzate in collaborazione con Mise e ICE).
 
L’inaugurazione di Ipack-Ima è stata anche l’occasione per una riflessione ad ampio raggio sul packaging del futuro, tracciato da Carlo Ratti (curatore del Future Food Disctrict di Expo 2015) e, tra i diversi relatori presenti all’evento, da Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e di Ipack-Ima 2015. Un futuro non molto lontano in cui - dice Ratti - basterà avvicinare la mano ad un prodotto per veder comparire su schermi predisposti informazioni complete, immediatamente leggibili, chiare sull’origine dell’alimento, la sua storia, i vari passaggi della lavorazione, le caratteristiche ecologiche e nutrizionali, i modi d’uso. La vecchia etichetta resterà, ma se ne aggiungerà una virtuale più ampia e completa. E’ l’unione del mondo fisico con quello digitale che attraverso l’informazione consente di diventare consumatori consapevoli e comprare meglio, dice Ratti. Ma non solo.  Per Pedroni significa anche produrre meglio. Già oggi si stanno sperimentando - e l’Italia è in prima linea - tecnologie ad alta pressione in grado di allungare la data di scadenza dei prodotti senza usare conservanti o temperature elevate. Sottoporre un alimento a una pressione sei volte superiore a quella in fondo alla Fossa delle Marianne uccide i batteri ma non gli enzimi. Risultato? Rende il pesto migliore, più sano e anche più facile da esportare. 
E nello stesso centro dove si studiano le alte pressioni, la Stazione Sperimentale delle Conserve di Parma, si studia anche come ricavare imballaggi dai prodotti agricoli per confezionare gli stessi prodotti: dalle bucce di pomodoro è nata una vernice ecologica da usare all’interno delle scatolette di pelati, polpe, e passate. Ossia il pomodoro contribuisce a confezionare se stesso.
Nel futuro del packaging c’è anche una grande attenzione per l’ambiente: un packaging “leggero” che risparmia plastica, carta, metalli e vetro; riciclabile; biodegradabile; che ottimizza l’utilizzo dello spazio eliminando i vuoti; che aiuta il consumatore a dosare correttamente il prodotto e a richiudere le confezioni eliminando gli sprechi.