Cresce l’impegno per un’economia circolare del packaging

Le ultime previsioni per il settore imballaggi annunciano una diffusione dell’approccio cradle-to-cradle: per una vera sostenibilità bisogna intervenire non solo sui materiali utilizzati e sul loro riciclo ma anche sulle fasi di produzione precedenti, lavorando lungo tutta la filiera.
Non ci sono dubbi: il 2021 è stato tutt'altro che un anno normale, e questo è particolarmente vero per l'economia. A livello generale (non solo nel settore dell'imballaggio), siamo stati e siamo colpiti da una scarsità di materie prime e da veri e propri “colli di bottiglia” nell'offerta.
Al momento è difficile prevedere se e quando questa situazione globale si risolverà. 

D'altra parte, era chiaro già prima dell’avvento della pandemia che le aziende, nei settori più variegati, si stavano sempre più orientando verso metodi di produzione rispettosi dell'ambiente e sostenibili. L'aumento dell'utilizzo di imballaggi a base di carta è un segno di questo sviluppo che non è certo passato inosservato e che è destinato a continuare anche nell’anno in corso. Sempre più aziende stanno scegliendo di utilizzare per i loro imballaggi soluzioni paper-based, in tutto o in parte.

Attingere a materie prime rinnovabili a base di fibre è la scelta più ovvia, considerando che il tasso di riciclo della carta in paesi come la Germania supera il 90%. Questo trend costruisce contemporaneamente la transizione alla tendenza successiva, che crea un macrocosmo da un microcosmo.

L’APPROCCIO “CRADLE-TO-CRADLE”

La tendenza davvero grande per i prossimi anni sarà legata al concetto di economia circolare. Dagli anni ’90 esiste una precisa espressione per definire questo approccio: cradle-to-cradle (C2C), solitamente reso in italiano come dalla culla alla culla o anche progettazione rigenerativa. I modelli C2C si pongono l’obiettivo di creare un sistema sostenibile che sia rispettoso della vita e delle generazioni successive, dalla nascita di una generazione a quella successiva (da qui il nome dalla culla alla culla). L'idea è quindi quella che la riutilizzabilità e la riciclabilità al 100% possano essere raggiunte lungo l'intera catena di produzione. Un obiettivo sicuramente ambizioso e stimolante.

Secondo Carolina E. Schweig, una consulente indipendente per il confezionamento, il futuro del settore va in questa direzione: "L'industria dovrebbe, o meglio deve, concentrarsi maggiormente sui processi olistici, non solo sui mezzi e sui materiali di confezionamento. Chiunque stia già cercando di utilizzare un approccio dalla culla alla culla rafforzerà tale attenzione ma anche tutti gli altri devono fare i conti con questo concetto, e non solo per efficacia e redditività. Fa bene al portafoglio e all'ambiente". 

Parte di questa filosofia di processo consiste non solo nel passare a materiali di imballaggio più sostenibili, ma anche nel chiedersi quali elementi del prodotto stesso potrebbero essere cambiati radicalmente.

La direzione per il 2022 è quindi chiara: una filiera di produzione olistica, risparmio di risorse e riciclo. Resta da capire come l'industria si muoverà per raggiungere questo obiettivo, con quali mezzi e se i consumatori siano pronti a sostenere eventuali costi aggiuntivi.