Soft drink, la bottiglia in PET è la preferita!

Pack di riferimento delle bevande analcoliche, i cosiddetti soft drink, è la bottiglia in PET, seguita a distanza da lattine, bottiglie in vetro e brick. Cresce l’impiego di materiali riciclabili e biodegradabili per tappi, bottiglie ed etichette. E… cambiano le abitudini di consumo.
Il packaging mix delle bevande analcoliche - bibite gassate, non gassate, tè freddi, sport drink ed energy drink - premia la bottiglia in PET, che fa la parte del leone con il 70% di share, la lattina in alluminio si ritaglia il 15%, solo il 6% la bottiglia in vetro (stime Assobibe). Brick in cellulosa poliaccoppiata, bicchierini di plastica con top easy peel di alluminio e buste flessibili cheerpack completano il packaging mix dei soft drink. Un settore che, all’interno del mondo beverage, si distingue per la forte competizione globale e per i più elevati livelli di concentrazione con due colossi che, di fatto, si spartiscono il mercato: le americane The Coca-Cola Company e PepsiCo. “I loro marchi globali sono assolutamente dominanti e le ragioni di successo vanno collegate agli enormi budget spesi per attività di marketing e pubblicità oltre che a una qualità elevata di imballaggi”, è il commento di Sacmi Filing, società del Gruppo Sacmi specializzata in soluzioni complete di riempimento e confezionamento per contenitori in plastica, vetro e lattine.
Tuttavia, negli ultimi anni questo settore ha dovuto fare i conti con una variazione della domanda, a causa delle mutate abitudini dei consumatori sempre più influenzati dai trend salutistici. Questo cambiamento nei consumi ha interessato principalmente le bevande più zuccherine quali quelle gassate e i succhi di frutta (categoria che consideriamo a parte), a vantaggio di bevande con caratteristiche funzionali e nutrizionali, gli energy e sport drink, percepite dal consumatore con un valore aggiunto dato dagli ingredienti specifici.  Comunemente, con il termine bibite analcoliche ci si riferisce alle bevande analcoliche rinfrescanti, dolci, frizzanti o piatte, a base di acqua (in genere oltre l’80%), zuccheri (o dolcificanti), sostanze aromatizzanti, eventuali altre sostanze edibili di origine vegetale (quali succhi e/o puree vegetali, estratti e/o infusi di caffè, tè e altre piante, ecc.) ed elementi arricchenti di varia natura (quali vitamine, sali minerali, sostanze energizzanti, ecc.).
Anche in Italia - secondo Assobibe, l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche - l’andamento dei consumi del settore perde quote di mercato. Dal 2009 si registra una flessione costante del mercato: -12% nel periodo 2009-2013, -5,33% nel 2013 e il 2014 ha registrato il medesimo trend e segnato un peggioramento del risultato annuo. Il giro d’affari complessivo lo scorso anno è stato di poco superiore a 1,900 miliardi di euro, in calo del 4,4% rispetto agli oltre 2 miliardi del 2013. Se poi si analizzano le quantità vendute, scese del 6,8% in un anno e passate da 1,885 miliardi di litri di due anni fa a 1,758 del 2014, il calo risulta ancor più importante, eccezion fatta per gli energy drink (dati Nielsen).
“Il calo è da imputare a tutte le sotto categorie dei soft drink, ma sono soprattutto le bevande gassate ad aver contributo maggiormente al trend negativo (-6,7% a volume e -4,4% a valore), vista anche l’importanza all’interno del comparto (quasi il 60% dei volumi complessivi) – commenta Riccardo Angoli, analista di Nielsen -. Unica eccezione è rappresentata dagli energy drink, che nel corso del 2014 hanno fatto registrare degli ottimi trend a volume (+4,3%). Questa categoria è anche stata l’unica ad aver abbassato il prezzo medio euro/litro rispetto allo scorso anno (-3,6%), in un contesto, quello dei soft drink, in cui la media è +2,6%. Gli energy drink hanno anche aumentato la pressione promozionale rispetto al 2013″.

Energy drink in sleek can
E’ proprio il segmento degli energy drink che traina le vendite dell’intero settore con un brand che si è imposto a livello mondiale: Il consumo di bevande stimolanti è in aumento, complice l’estate. Si stima che entro il 2016 se ne consumeranno 6,5 miliardi di litri l’anno. Al momento siamo a circa 5. Anche se è ormai un tipo di consumo sempreverde, la stagione calda è senz’altro quella in cui queste bibite guadagnano nuovi adepti.
Una crescita che negli ultimi cinque anni si è attestata sul 10% quanto a giro d’affari. Quello dei soft drink, insomma il settore degli analcolici, resiste grazie a Red Bull, Rockstar, Nos, Moster, Amp e le altre bevande. E anzi, intorno a esse si sta riorganizzando.
Le linee, le edizioni speciali, i gusti e i sottobrand sono decine, spesso messi in piedi con raffinate strategie di marketing legate agli universi dello sport estremo, del lifestyle, della musica nelle quali cambia il contenitore ma non il contenuto. Il totale di marchi e sottomarchi porta Red Bull, prodotto dall’omonimo gruppo austriaco, la Red Bull di Salisburgo al vertice dei colossi.