Confezionamento del caffè, cialda o capsula?

Oltre che per il gusto, le varie qualità di caffè si differenziano anche per processi produttivi, metodologie di confezionamento, tipologie dei sistemi di infusione e mercati di riferimento. Grazie ai sistemi porzionati, questa bevanda rappresenta un’importante branca del settore dei beni di largo consumo.

Tanti sono i modi di bere il caffè, dalla moka all’infuso, ma è ormai noto a tutti che capsule e, in misura minore, cialde la fanno da padrone. Le cialde – comunemente realizzate in carta filtro – hanno vissuto il loro momento di espansione tra l’inizio degli anni ’90 e la metà degli anni 2000. Oggi sono state in un certo senso “messe in ombra” dalle capsule, ma continuano ad avere un’importante quota di mercato, che si mantiene costante nonostante la crescita di queste ultime.

Veniamo a loro: solitamente realizzate in materiali termoformati o alluminio, le capsule sono disponibili in una pletora di tipologie differenti, a seconda del canale a cui si rivolgono, ad esempio gdo o vending, e alla tipologia di sistema a cui sono destinate. In ambito globale, esiste una segmentazione ormai consolidata dei mercati, con l’area nord americana ormai fidelizzata alle capsule tipo “Keurig”, una tipologia adatta a infusi, blend e, in generale, a un tipo di caffè “lungo e diluito” particolarmente apprezzato in USA e Canada. Al contrario, in Europa le tipologie di soluzioni – e relativi sistemi proprietari – è assai più eterogenea: accanto al sistema Nespresso, vero e proprio “evergreen”, che ha saputo imporsi grazie ad aggressive strategie di marketing, oltre che ad un’efficace pianificazione e alla tutela del proprio primato tecnologico, esistono numerosi sistemi “chiusi” alternativi, ormai altrettanto apprezzati. Ne è un esempio calzante il sistema Lavazza “A modo mio”, attualmente al secondo posto nel mercato dei porzionati per la vendita diretta, ma sono tanti altri i sistemi che sono riusciti a imporsi e a farsi apprezzare sul mercato. Per contro, si è anche assistito ad alcune “false partenze”: esemplificativo è il caso del sistema UNO, figlio della partnership stipulata nel 2013 tra Illy e Kimbo per creare una macchina da caffè che funzionasse con le capsule di entrambi i marchi, che pur avendo raggiunto una buona diffusione non è ad oggi riuscito ad imporsi sul mercato come ci si sarebbe potuti aspettare.

Perché la capsula riscuote successo?

Anzitutto, il caffè in capsula è di alta qualità e ha un gusto assai piacevole, se confezionato in maniera adeguata: per questo, di particolare importanza risulta essere la percentuale di ossigeno residua all’interno della capsula, che per i prodotti migliori è inferiore all’1%. Non è però soltanto questione di qualità, dato che anche le cialde possono a loro volta garantire un’elevata genuinità del prodotto, ed essendo solitamente contenute all’interno di un sovra-incarto in PET/ALU sono correttamente barrierate.

Rispetto alle cialde, però, le capsule risultano maggiormente pratiche e facili da utilizzare: in primis, i sistemi casalinghi non richiedono lo smaltimento della capsula subito dopo l’erogazione di ogni caffè; inoltre, la capsule già usate non gocciolano e non sporcano. Da ultimo, al contrario delle cialde, che devono essere collocate con una certa precisione all’interno della macchinetta, altrimenti si corre il rischio che durante il processo di infusione l’acqua calda non filtri correttamente la bevanda, le capsule sono “plug and play”. Queste sono, insomma, la soluzione che coniuga perfettamente qualità e praticità e per tale motivo sono state negli ultimi anni oggetti di una grande evoluzione. Al di là della loro apparente semplicità, le capsule racchiudono infatti un mondo di tecnologia al loro interno. Esemplificativa è la capsula “Dolce Gusto” prodotta da Nestlè, che ha conquistato il mercato perché presenta numerosi vantaggi. Innanzitutto, si tratta di una capsula multifunzione, in grado di contenere al suo interno caffè lungo, caffè corto e, soprattutto, cappuccino e blend assortiti di bevande. Inoltre, la particolare tecnologia che la contraddistingue, garantisce una conservazione a lungo termine della bevanda – all’interno della capsula si crea una camera stagna in grado di mantenere inalterate le caratteristiche del prodotto anche per 24 mesi – e un’ottima qualità della stessa in fase di filtraggio ed erogazione. Tale sistema è attualmente coperto da brevetto, anche se alcune realtà specializzate nella produzione di capsule e altri prodotti termoformati stanno studiando sistemi similari per il mercato delle compatibili. Molte di queste novità saranno presentate al Sic.

Un ultimo aspetto relativo all’utilizzo delle capsule è quello dello smaltimento e della bio degradabilità. Se le prime capsule erano in alluminio ed erano caratterizzate da un importante impatto ambientale – oltre a presentare difficoltà nello smaltimento, dal momento che le parti della capsula e del filtro avrebbero teoricamente dovuto essere riciclate all’interno di diversi contenitori –, negli ultimi anni sono state sviluppate soluzioni completamente compostabili che stanno prendendo sempre più piede, anche in relazione alle tendenze di consumo dei Paesi più sviluppati, che richiedono prodotti sempre più green e a basso impatto ambientale.