"Siamo sempre rimasti aperti. Abbiamo fatto grandi sacrifici ma l'impegno di tutti è stato fortissimo per servire il mercato mondiale della farmaceutica e dell'alimentare nell'emergenza. Abbiamo stretto un buon accordo con i sindacati per lavorare in sicurezza. Bisognava rifornire clienti come Pfizer, Abbott, Bayer, Sanofi, solo per citarne alcuni nel mondo del pharma. Ma anche Nestlé, Unilever e J&J nell'alimentare. Ora il fattore tempo è fondamentale, bisogna che l'Italia riparta in fretta". Così Alberto Vacchi, Presidente e CEO del gruppo Ima, tra i principali player mondiali dell'industria del packaging.
Sta già discutendo con chi studia il vaccino?
"Tutti ci auguriamo di avere in tempi record un vaccino. Supponiamo che la fase di messa a punto finisca presto con tutti i test clinici in ordine. A questo punto si tratta di produrre centinaia di milioni di dosi, direi miliardi, che dovranno arrivare a tutti in tempo reale. Come fare senza impianti moderni, veloci, automatizzati e sicuri? Noi serviamo i grandi gruppi di tutto il mondo".
Come vi siete organizzati per mantenere le produzioni?
"Abbiamo firmato un accordo quadro con i sindacati, mettendo a frutto anni di buona collaborazione industriale. Il grande tema è stato il compromesso tra sicurezza, salute e lavoro. Abbiamo trovato una sintesi tra distanza, strumenti di protezione e controllo, lavoro a ranghi ridotti: circa il 50% degli addetti tra produzione e smart working. Adesso progettiamo il rientro a ranghi completi a giugno. Siamo in contatto con il mondo della sanità per capire i test da svolgere sui dipendenti, valutiamo quelli di immunità. Ma tutti i nostri impianti nel mondo hanno continuato a produrre per fornire le aziende che lavorano con supermercati, farmacie e ospedali".
Il flusso degli ordini ha subìto contraccolpi?
"Le commesse arrivano, segno che il mercato c’è. Non ci saranno grandi impatti per noi. Uno dei cardini della nostra attività è il controllo delle macchine che installiamo. La crisi attuale è stata un’occasione per accelerare sui sistemi di sorveglianza e manutenzione da remoto. Quelle che escono dai nostri impianti sono ormai macchine smart, equipaggiate con sensori che consentono di misurare le funzioni e segnalare i malfunzionamenti da remoto. Certo, le nostre missioni sono bloccate, nessuno viaggia ma abbiamo aumentato la capacità di operare a distanza, assistendo i nostri clienti per le manutenzioni, e inviamo i pezzi di ricambio necessari. È in queste situazioni di emergenza che vengono a frutto gli investimenti in ricerca e sviluppo. Qui nel 2019 abbiamo puntato 53,9 milioni, pari al 3,4% dei ricavi, un ritmo che manteniamo ogni anno attraverso la nostra Ima Digital. Le crisi devono spingere a innovare, altrimenti ne subiremo solo gli effetti negativi".
Fonte: Corriere.it