Cresce l’impegno delle aziende nel realizzare imballaggi sostenibili, anche nelle fasi di raccolta differenziata e riciclo. La sfida maggiore consiste nel combinare queste qualità con le proprietà di barriera del packaging per preservare inalterato il prodotto contenuto. In questo contesto la carta ha assunto un ruolo chiave: si presta, infatti ad essere utilizzata in accoppiamento con altri materiali (per esempio polimeri o alluminio), per ridurne la componente idrofila. Nascono così modelli di imballaggi “complessi” a prevalenza carta, impossibili da separare manualmente, ma che possono essere conferiti nella raccolta differenziata dei materiali cellulosici e riciclati dalle cartiere. Non è un caso che nell’ultimo anno tra le tipologie di imballaggi cellulosici, l’immesso al consumo dei cosiddetti “compositi” abbia registrato il più alto incremento: la stima è circa del 25%.
“Il forte aumento di immesso al consumo di imballaggi compositi mette al centro dell’attenzione di istituzioni, aziende e consumatori la necessità di garantirne la riciclabilità attraverso l’utilizzo di una componente cellulosica sempre più preponderante e che, attraverso innovazione e impiego di nuove tecnologie, possa acquisire proprietà ‘di barriera’ maggiori”, ha commentato Carlo Montalbetti, direttore generale di Comieco. “Proprio per favorire questo processo, il primo progetto classificato tra i settanta finanziati dal PNRR e dedicati all’ambito della carta avrà proprio l’obiettivo di finanziare la costruzione di impianti finalizzati alla produzione e al riciclo di imballaggi compositi a base cellulosica sostenibili e riciclabili”.
L’innovazione dei materiali
Durante il seminario Comieco, che si è tenuto lo scorso 1 febbraio presso ADI Design Museum, è stata presentata la ricerca “Imballaggio cellulosico con proprietà barriera. Stato dell’arte e innovazione dei materiali” del Politecnico di Milano. Dallo studio è emerso un mercato molto variegato. Oggi prevalgono gli imballaggi cellulosici con proprietà barriera tramite laminazione ed estrusione. Cresce l’interesse verso dispersioni polimeriche, ma anche verso derivati cellulosici su scala micro- e nano-metrica, cariche minerali e polimeri biobased. Oltre alle performance di questi materiali, si dovrà valutare il loro comportamento nel processo di riciclo paragonando gli impatti economico-ambientali-prestazionali rispetto a controparti laminate o estruse che generano sì più scarto, ma che può essere più facilmente separato post- spappolamento. I parametri e la metodologia per la valutazione della riciclabilità dovranno essere aggiornati per includere gli impatti delle soluzioni alternative, in un processo di costante evoluzione che permetta alle aziende e ai consumatori di effettuare scelte consapevoli.
Storie di successo
Di seguito le case history sulle soluzioni innovative per gli imballaggi cellulosici con trattamenti a effetto barriera presentate durante il seminario dalle aziende partecipanti: L’Oreal presentata da Sara Appiani, BP Buyers’ Team Leader, Tetra Pak presentata da Lorenzo Nannariello, Sustainability Manager South Europe, Gruppo Sada presentata da Valentina Sada, Responsabile Marketing e Comunicazione, Easysnap Technology presentata da Andrea Taglini, Ceo.
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