Alessandro Grassi ha sottolineato come “l’economia circolare sia un concetto che sta a cuore a tutti noi, primi fra tutti i costruttori di macchine che io qui rappresento. La tecnologia per produrre imballi alimentari innovativi e più sostenibili esiste già, come si può toccare con mano nei padiglioni della Fiera Plast che ci ospita; ed è altrettanto vero che si stanno sviluppando sempre nuovi materiali e tecnologie che ci daranno l’opportunità di produrre degli imballaggi sempre più sostenibili e sempre più compatibili. Abbiamo davanti un percorso all’insegna della sostenibilità e della reale fattibilità, ma non dimentichiamo che di strada ne abbiamo fatta molta, anche se pensiamo solo a 10 anni fa”.
Innovazione e sostenibilità degli imballi sono stati gli argomenti al centro degli interventi di Monica Fochessati, di Selex e di Dario Dainelli di Sitgroup. E’ emerso come la grande distribuzione organizzata sia particolarmente attenta alle esigenze del mercato, cioè dei clienti. Il primo requisito dell’imballo deve essere la durata, l’integrità e l’igiene del prodotto. Pensiamo però anche che un imballo debba preservare il prodotto da coloranti, odori, cessione di sostanze, anche quando non si vedono.
Il secondo requisito è il servizio che deve svolgere l’imballo, questo aspetto è fortemente legato al tema dell’innovazione. Le confezioni devono essere facilmente utilizzabili, apribili e richiudibili, monoporzione, a traspirazione controllata (pensiamo all’insalata), utilizzabili per il microonde; inoltre, oggi non si può non tenere conto dell’e-commerce, che è la nuova frontiera dell’imballo anche alimentare. Il packaging deve sottostare però anche alle leggi del marketing perché il prodotto che contiene deve essere acquistato; deve essere accattivante ma anche sostenibile. La sostenibilità oggi è anche una leva di marketing e il consumatore deve essere coinvolto nella scelta e soprattutto nello smaltimento della confezione.
Non bisogna però dimenticare che la Grande Distribuzione ha anche la necessità di imballi per il trasporto fino allo scaffale ed è qui che si esprime meglio la responsabilità sociale dell’azienda. L’innovazione nell’ambito dell’imballo flessibile in materiale plastico passa per alcuni aspetti fondamentali che sono: la riduzione continua del peso pur mantenendone la qualità, la vita utile, la riciclabilità, l’appeal, la rispondenza alle normative.
Quindi, la sostenibilità deve essere accompagnata alla sicurezza. Questo aspetto è stato approfondito da Marco Sachet dell’Istituto Italiano Imballaggio che ha sottolineato come oggi viviamo in un mondo pieno di luoghi comuni sull’imballaggio: dal km zero, all’imballo tutto biodegradabile, all’impatto ambientale del packaging. In realtà quello dell’imballaggio è un settore molto normato se si considerano gli obiettivi di recupero e di riciclo. Gli obiettivi sono “fare di più con meno”, riutilizzare (cioè progettare un imballo che svolga più volte la sua funzione), recuperare. Dove recupero significa riciclo, recupero energetico, compostaggio.
Nel concreto è stato poi esposto il caso aziendale di Ferrarelle. Giuseppe Dadà ha dunque raccontato come cresca la raccolta del PET nel settore delle acque minerali, ma l’azienda è impegnata su più fronti che vanno dalla riduzione del peso, grazie anche all’ecodesign, alle informazioni in etichetta sullo smaltimento e alla riduzione dell’overpackaging. Inoltre l’impresa è impegnata nell’ambito dell’economia circolare e della responsabilità allargata del produttore. L’azienda sta per partire con un impianto all’avanguardia di riciclaggio “bottle to bottle” molto vicino allo stabilimento di imbottigliamento.