La marca del distributore cresce dell'1,8% in Italia
I prodotti MDD hanno generato un risparmio per i consumatori di 1,7 milioni di euro. Nuovi dati sulle Private Label in vista della 13esima edizione del Salone internazionale sulla MDD che si svolgerà in gennaio a Bologna.
Crescono in Italia le private label. Nei primi sette mesi di quest’anno, i prodotti a Marca del Distributore hanno fatto registrare un aumento delle vendite dell’1,8% a valore e dello 0,9% a volume, facendo salire al 18,6% la loro quota di mercato nel Largo Consumo Confezionato (LCC). E’ quanto emerge da uno studio realizzato da IRI in vista di “Marca 2017”, la 13a edizione del grande Salone internazionale sui prodotti a Marca del Distributore (MDD). La ricerca sulla MDD è stata realizzata per conto dell’Osservatorio Marca-BolognaFiere e presentata in occasione del Seminario Copacker sul tema “Nuovi orizzonti della distribuzione despecializzata" dedicato agli operatori del settore.
IL LARGO CONSUMO CONFEZIONATO Secondo i dati di IRI, negli ultimi 12 mesi al luglio scorso, le vendite della MDD nel Largo Consumo Confezionato hanno toccato i 9,7 miliardi di euro, generando un risparmio per i consumatori di 1,7 milioni di euro. La crescita della MDD è stata guidata dai prodotti food, soprattutto fresco e ortofrutta. Da registrare una diminuzione nei settori pet care e bevande. Aumentano gli assortimenti della MDD, che nel luglio scorso hanno raggiunto quota 1.384 prodotti mediamente a scaffale, con crescite significative per i comparti bio (+9,5%) e premium (+11,6%). In pratica, oggi i consumatori cercano la convenienza, ma anche prodotti di qualità: la tendenza è di comprare la fascia dell’alto di gamma, dunque la marca industriale promozionata o la marca commerciale garantita. Dopo una crescita nel 2015 del 2,2%, sostenuta anche da un'estate particolarmente calda che ha aiutato le categorie stagionali come le bevande, il 2016 è previsto attestarsi su +0,3. In altre parole possiamo guardare agli ultimi mesi del 2016 con un cauto ottimismo in parte confortato dall’atteso rimbalzo sull’ultimo quadrimestre "fiacco" del 2015, che è un buon risultato considerando la pesante eredità del primo semestre di quest’anno. Infatti la discontinuità causata dai fattori psicologici che deteriorano la fiducia della domanda ha accentuato un atteggiamento volto alla cautela negli acquisti durante tutta la prima parte del 2016. Tutto ciò, abbinato con un clima estivo più fresco che ha penalizzato i mercati legati alla stagionalità estiva, ha comportato una perdita di vendite di prodotti di Largo Consumo valutabile in circa 570 milioni di euro. Le previsioni di Iri si fondano sull’ipotesi che tale discontinuità sia destinata ad assorbirsi gradualmente nel corso dell’anno corrente. Nell’ipotesi peggiore (ovvero di propagazione dell’effetto anche nel corso dei mesi restanti) si stima un contributo peggiorativo fino a circa 0,7 punti di mancata crescita che riporterebbe il comparto vicino alla crescita zero già nell’anno corrente. La positività riportata nello scenario previsionale 2017 è validata dalle attese cautamente ottimistiche sul quadro economico generale, e ipotizzando che non ci siano altre forti discontinuità economiche e geo-politiche che possano intaccare ulteriormente il clima di fiducia del paese.
BENE I CANALI FISICI E LE BEVANDE In generale i canali fisici di vendita del Largo Consumo illustrano una tendenza all’aumento della quota parte dell’Alimentare, che incide sempre di più sulla spesa per beni primari degli italiani. Questa tendenza proseguirà anche durante l’anno prossimo. Per le Bevande, ipotizzando un’estate 2017 più favorevole dal punto di vista climatico (“nella norma”) rispetto a quella appena trascorsa, si attende un rimbalzo positivo della domanda. Per quanto concerne l’andamento delle vendite a valore lo scenario previsionale è supportato da una duplice ipotesi: il clima economico resterà orientato alla deflazione, o comunque alla sostanziale stabilità dei prezzi; il governo non ricorrerà alla clausola di salvaguardia, non intervenendo perciò sulle imposte indirette. Secondo questo scenario l’evoluzione dei ricavi sarà solo di poco superiore a quella dei volumi, e comunque contenuta all’interno del punto percentuale di crescita.