Latte e derivati: il posizionamento delle categorie di prodotto

Uno studio effettuato mostra il posizionamento delle cinque principali categorie di prodotto considerate in vari quadranti.
Forse i risultati più innovativi di questo studio sono quelli – ottenuti con l’utilizzo di tecniche specializzate quali l’analisi fattoriale e la cluster analysis – legati alla costruzione di una tipologia ad hoc degli Italiani 15-70enni, articolata in sei ‘tipi’, corrispondenti ad altrettanti raggruppamenti piuttosto omogenei.

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Vediamoli uno per uno: . un quarto dei nostri connazionali 15-70enni (per l’esattezza il 24.6%) è composto da persone con una condizione socio-economica cattiva o pessima, aggravata dal basso livello di scolarità, da un cospicuo tradizionalismo socio-culturale, da un elevato livello di stress, da un profilo della personalità davvero debolissimo, dalla totale assenza di autostima; costoro sono soprammedia maschi e si ritrovano (smentendo taluni stereotipi correnti) specialmente nel nord-Ovest, nelle città medio-piccole e medie, tra i men che 50enni; . circa un settimo (14.7%) è connotato da redditi e consumi medio-bassi, dal prevalere delle donne e dei 35-54enni, dalla residenza nelle regioni centrali (specie nel Lazio) oltre che nei comuni medio-piccoli e piccoli, da una personalità debole, da una bassa autostima, da un cospicuo conservatorismo misoneista, dall’isolamento sociale, da una notevole sobrietà nel vivere, da una vita non terribile ma priva di ogni soddisfazione esistenziale; . il terzo tipo è tipicamente medio (per reddito, ecc.), con personalità non spiccata, forte stress derivante da mille impegni, una vita ad un tempo media e mediocre, comunque senza grandi stimoli e speranze: costoro ‘valgono’ il 23.3% dell’universo dei 15-70enni, senza cospicue differenze tra maschi e femmine, per fasce d’età, per macro-aree geografiche; . un ottavo del campione (l’11.6%) risulta soprammedia men che 40enne, urbano-metropolitano, triveneto e centro-meridionale, con buoni o eccellenti consumi, con elevato titolo di studio e con rimarchevole personalità, con un forte orientamento all’innovazione (anche tecnologica), con un evidente ‘consumismo’: nell’insieme si tratta di persone (in maggioranza donne) socio-economicamente fortunate e con una vita piuttosto ricca ma senza felicità e anzi con rilevanti livelli di ansia e d’insoddisfazione; . un settimo (il 14.9%) è composto da adulti e anziani ultra40enni, uomini e donne in egual misura, residenti in particolare al nord e nei piccoli comuni, medio-bassi per titolo di studio e medi per tenore di vita, non avanzati ma neppure arcaici, sereni e modesti, per bene e generosi, positivi e allegri, sani e soddisfatti, con modeste aspettative nell’insieme realizzate; . infine, un ottavo (l’11.8%) si caratterizza per il peculiare mix di successo e di soddisfazione esistenziale: tale mix è proprio specialmente delle donne, dei non giovani, dei residenti nella provincia (anche meridionale), dei soggetti colti e benestanti (ma non ricchi), dotati di una fortissima personalità positiva e di un’elevata autostima, di un forte orientamento all’innovazione, della capacità d’influenzare gli altri quali opinion leaders, di un’eccezionale attenzione alla tutela dell’ambiente e della salute, di un sostanziale ben-essere, di una vita nel complesso piena ed equilibrata. Conclusioni Questa “fotografia” mostra tre realtà di fondo della nostra società: quasi quattro Italiani su dieci vivono in condizioni di marginalità sia socio-economica sia psico-culturale; l’insoddisfa-zione per la propria vita è propria del 51% dei nostri connazionali; i veramente felici non superano il 26%. In sostanza, in questo preciso momento storico il Paese risulta indebolito sia dagli effetti della crisi economica e finanziaria (fortemente avvertita dal 68%), sia dal sentiment negativamente depresso (proprio del 64%), sia dal recente contrarsi dell’area della felicità. E i prodotti industriali lattiero-caseari cosa c’entrano con tutto ciò? Ebbene, essi appaiono tanto più forti (per consumo) e amati quanto più si passa dai tipi più poveri e insoddisfatti a quelli più realizzati e contenti. Questo tema è stato lungamente approfondito e almeno una conclusione delle complesse elaborazioni effettuate merita di essere qui citata: i formaggi, il latte, gli yogurt e i latti fermentati, il burro e la panna – seppur con alcune differenze tra loro – pur venendo tutti da molto lontano si sono profondamente radicati anche nelle culture più moderne e innovative (per esempio è netta la correlazione statistica tra tecnofilia e utilizzo frequente di molte delle categorie merceologiche suddette). La straordinaria penetrazione è resa possibile, infatti, da un singolare, inconsueto mix di tradizioni plurisecolari o addirittura millenarie, da un lato, e – dall’altro lato – di coerenza con gli stili di vita evoluti e soddisfacenti.