Imballaggi flessibili, settore dinamico e resiliente

L'industria degli imballaggi flessibili continua a registrare una crescita positiva e costante negli Stati Uniti. È un settore dinamico che ha basato il suo continuo sviluppo sull’innovazione dei processi e dei materiali. Uno sguardo anche al mercato italiano.
Il rapporto 2020 sullo stato del settore degli imballaggi flessibili della Flexible Packaging Association (FPA) fornisce a converter, fornitori, investitori e analisti del settore informazioni sulle prestazioni (ovvero crescita, previsioni di fatturato/volume, redditività e spesa in conto capitale) dell’industria dell'imballaggio flessibile statunitense nell'ultimo anno. L’indagine è stata condotta nel corso del 2020, a partire da gennaio fino a giugno. Di conseguenza, i dati previsionali di quest'anno non riflettono pienamente l'impatto del Covid-19.

La composizione del settore
Si stima che la totalità dell'industria statunitense degli imballaggi flessibili abbia registrato 33,6 miliardi di dollari di vendite annuali nel 2019. L'industria degli imballaggi flessibili comprende gli imballaggi per alimenti e non alimentari, per prodotti medicali e farmaceutici, materiali industriali, film termoretraibili ed estensibili, borse della spesa, sacchetti per la conservazione ad uso dei consumatori, involucri e sacchi per la spazzatura, sia destinati al retail che per il settore Ho.Re.Ca. e per il settore dei trasporti.
Questo rapporto si concentra sul segmento di mercato che offre un maggiore valore aggiunto al settore degli imballaggi flessibili poiché prevede solitamente l’esecuzione di più processi quali stampa, laminazione, rivestimento, estrusione e produzione di sacchetti/buste. Questo comparto ha registrato un valore di 26,2 miliardi di dollari nel 2019 e non include le borse per la spesa per il retail, i sacchetti per la conservazione e i sacchetti della spazzatura.
Trend positivo e costante
L'imballaggio flessibile rappresenta circa il 19% del settore degli imballaggi negli Stati Uniti, che nel complesso vale 177 miliardi di dollari ed è il secondo più grande segmento del settore imballaggi dopo il cartone ondulato e appena davanti alle bottiglie e agli imballaggi in plastica rigida vari. La solidità a lungo termine dell'imballaggio flessibile, unita alla capacità dei flessibili di sostituire altri formati di imballaggio, ha portato alla crescita di questo mercato, passando dal 17% nel 2000 al 19% nel 2019.
L'industria ha mostrato una crescita costante negli ultimi 20 anni, con due eccezioni: la flessione del 2001 dovuta agli attacchi terroristici dell'11 settembre e la "Grande Recessione" del 2009. Questa crescita costante è stata supportata dall'innovazione nella tecnologia e nei prodotti, dall’espansione in mercati nuovi ed esistenti e dalla capacità di adattarsi all'ambiente in continua evoluzione dell’economia attuale.
Anche nei prossimi anni, FPA stima un solido tasso di crescita annuale per il settore degli imballaggi flessibili statunitense nel suo complesso del 2,2% sulla base delle informazioni fornite dai membri e non di FPA, della più recente Annual Survey of Manufacturers del Census Bureau e del modello storico a lungo termine di crescita del settore degli imballaggi flessibilidi FPA. Questa proiezione è in linea con la tendenza a lungo termine di crescita degli imballaggi flessibili poiché il settore continua a migliorare dal più basso livello registrato nel 2009. Il tasso di crescita stimato del 2,2% è leggermente inferiore al prodotto interno lordo previsto per l'intero anno 2019, i cui dati all’epoca dell’indagine indicavano una crescita economica complessiva degli Stati Uniti del 2,3%. Il converter medio di imballaggi flessibili è un'azienda di piccole o medie dimensioni con vendite annuali che ammontano a circa 73-75 milioni di dollari.
Le prime 100 aziende di imballaggi flessibili statunitensi rappresentano l'81% del fatturato totale del settore, con una dimensione media di 248 milioni di dollari. I primi 10 produttori di imballaggi flessibili rappresentano poco più della metà (59%) dei ricavi del settore degli imballaggi flessibili e hanno un fatturato medio di 1,7-1,8 miliardi di dollari. La maggior parte degli impianti di imballaggio flessibile sono concentrati nel Midwest, sebbene esistano molti stabilimenti nel Sud-Est e in California.

Il mercato italiano, scenari per la ripartenza
In occasione dell’assemblea Giflex, associazione dei produttori di imballaggi flessibili, dove è stato presentato il nuovo presidente Alberto Palaveri, CEO di Sacchital, sono stati affrontati temi chiave del settore: sostenibilità, economia circolare e riciclo. Le sfide centrali del settore, già presenti prima di questa crisi emergenziale, sono oggi più attuali che mai. Presentando lo scenario economico, il Dott. Fadi Hassan ha definito la crisi Covid come la più grossa dalla II Guerra Mondiale. Una crisi di proporzioni davvero globali (con oltre il 90% dei Paesi al mondo che registra una contrazione del PIL), che sta aumentando le diseguaglianze sociali e in cui gli Stati stanno sperimentando un livello di debito pubblico mai visto prima. Difficile dunque fare previsioni su cosa succederà nel medio e lungo periodo senza l’analisi di alcuni elementi: il processo di globalizzazione, già in rallentamento dal 2008, è stato trainato nella Pandemia da una frenata del commercio mondiale significativa, ma eterogenea a seconda dei settori e delle aree geografiche. A questo si aggiungono l’incertezza sul futuro dei rapporti USA-Cina e le interferenze nel multilateralismo a causa del blocco del funzionamento della WTO. Certo è che ci saranno dei cambiamenti nelle Global Value Chains e nel risk management. A livello locale si può dire che questa crisi ha colpito l’Italia in un momento già difficile, in cui da anni si registrava un calo di produttività ed efficienza del modello italiano che non ha retto alla rivoluzione IT. 
Il presidente Palaveri ha invece messo in evidenza come la sfida più grande che il settore sta affrontando è quella di conciliare basso impatto nei processi di produzione con buone performance di sostenibilità e circolarità anche nel fine vita. Difficile compromesso che si muove su uno scenario italiano ed europeo di grande complessità e incertezza, dove il grande sforzo di innovazione del comparto non viene sempre accompagnato da una coerente risposta istituzionale: provvedimenti incompleti e inadeguati in materia di etichettatura ambientale, CAC che non corrisponde a raccolta del materiale e Plastic tax che confluisce in fiscalità generale senza diventare una tassa di scopo. Numerosi dunque gli input su cui lavorare. 
Tra questi anche la richiesta da parte della Commissione Industria che nel programma Horizon rientrino alcuni filoni di ricerca che riguardano da vicino la filiera del flessibile, dedicati all’efficienza dei materiali e ai processi di generazione di materie prime seconde.