RB: Una componente essenziale è certamente rappresentata da materie prime e contoterzismo a cui stiamo guardando con grande impegno e fiducia per la prossima edizione della manifestazione. In una logica di filiera integrata dove tecnologie di processo e confezionamento, robotica, packaging, strumentazione di laboratorio e componentistica continueranno a rappresentare il cuore di questa manifestazione fieristica che non a caso nasce in Italia, dove l’eccellenza a livello di filiera produttiva rappresenta un modello di riferimento a livello internazionale. Riteniamo infatti che l’ampliamento dell’offerta espositiva sia un primo elemento di sviluppo di Pharmintech, accompagnato da un’ulteriore diversificazione dei target di visitazione. In questo senso, Pharmintech volgerà sempre di più la sua attenzione all’intera industria ‘Life Science’: farmaceutico, parafarmaceutico, biotech ed OTC certamente, ma anche nutrizionale e cosmeceutico quali settori dalle grandi potenzialità e sui quali il Gruppo Bologna Fiere vanta un’esperienza consolidata. Inoltre le sinergie si creano anche mettendo al centro le soluzioni in ambito digitale e di automazione applicate al settore Life Science che vogliamo focalizzare come tema portante della prossima edizione della manifestazione.
Anche dall’indagine AFI, emerge una filiera produttiva che viaggia a due velocità, riusciranno anche le aziende di piccole-medie dimensioni a sfruttare le opportunità della rivoluzione Pharma 4.0?
RB: Premesso che già oggi le aziende italiane sono in grado di competere in modo vincente a livello internazionale, si rende necessaria una riflessione sui nuovi business model che queste innovazioni impongono. La filiera produttiva sarà costretta ad adeguarsi ai cambiamenti tecnologici per poter mantenere gli attuali livelli di eccellenza e la propria quota di mercato a livello internazionale. Questa nuova complessità richiede necessariamente un approccio integrato di filiera ed investimenti adeguati ad uno scenario nell’ambito del quale i dati rivestono già oggi un’importanza cruciale. Come ha sottolineato Sergio Dompé - Presidente di Pharmintech Exhibition - lo spazio c’è anche per le PMI, che caratterizzano per esempio il mondo Biotech, purché sappiano valorizzare al meglio la propria specializzazione in un contesto sempre più digitale.
In ambito confezionamento, che ruolo hanno la capacità di investimento tecnologico su un fronte e la ricerca e sviluppo dall’altro per spingere la crescita dell’industria farmaceutica italiana?
RB: Come si diceva, gli investimenti in tecnologia saranno un fattore essenziale per l’industria Life Science del prossimo futuro. Altrettanto strategiche saranno la ricerca e la formazione del personale perché in un contesto in cui le partnership tra aziende e sviluppatori in ambito digitale sta portando allo sviluppo di nuove competenze nell’ambito dell’intelligenza artificiale, IOT, etc., sarà essenziale progettare l’innovazione attraverso l’interazione di tutti gli attori della filiera. Centri di ricerca, fondazioni, università, fornitori ed industria saranno dunque sempre più integrati ed interconnessi nello sviluppo di nuove soluzioni in ambito Life Science. A mio avviso, il sistema produttivo italiano, e con esso il mondo dell’università, della formazione, della ricerca è perfettamente in grado di adeguarsi a questa evoluzione e può giocare un ruolo importante a livello internazionale. La sfida è di riuscire ad operare a livello di sistema e Pharmintech si pone come momento di confronto di questo sistema.