L’industria italiana investe nella robotica

I robot industriali stanno ridisegnando il mondo della produzione. Sempre più intelligenti e potenti, sono una delle leve principali di Industria 4.0. La tecnologia robotica integrata può fornire ai produttori l’architettura semplificata e i dati necessari per operare con successo nel mercato globale.
Più flessibilità ed efficienza, ma anche meno sprechi e costi, che migliorano le performance operative e, quindi, la redditività aziendale. Sono questi i vantaggi che portano le applicazioni di robotica nel settore industriale, unitamente alla constatazione che la robotica si è ormai liberata dell’eccessiva rigidità e complessità che la incatenava e ora si apre anche alle PMI che riescono facilmente a integrarla nell’ambiente produttivo senza specifiche competenze in campo. 

Sono questi i temi trattati nel White Paper “Robot integrati nei sistemi automatici” del Gruppo Meccatronica di ANIE Automazione realizzato in collaborazione con SIRI. 

La robotica in Italia

Dopo un 2020 negativo che ha accusato il colpo della pandemia, l’industria italiana della robotica ha raggiunto nel 2021 un nuovo record. La produzione italiana di robot è cresciuta del 6,6% rispetto al 2020, attestandosi a 2.220 unità. Il risultato positivo è stato determinato, esclusivamente, dall’incremento delle consegne sul mercato interno cresciute del 22,6% e attestatesi a 1.215 unità. Le vendite sui mercati esteri si sono invece contratte fermandosi a 1.005 nuove unità, pari al 7,9% in meno delle vendite effettuate nel 2020. Particolarmente dinamica è risultata la domanda interna di robot che, dopo due anni consecutivi di calo (biennio 2019-2020), è tornata a crescere: il dato di consumo si è attestato a 11.672 nuove unità, il 50% in più rispetto all’anno precedente, 28,7% in più rispetto al 2019. La vivacità del mercato domestico ha premiato gli acquisti dall’estero come dimostra il dato di import, risultato pari a 10.457 nuove unità installate (+54% rispetto al 2020). 

L’incremento del numero dei nuovi robot installati nel 2021 in Italia è risultato di quasi il 30% superiore al numero delle unità acquistate nel 2019. Se poi si considera il periodo 2008-2021, il numero di robot venduti è passato dalle 4.556 unità del 2008, alle 11.672 del 2021, per un incremento del 156%; il tasso medio annuo di incremento delle vendite è del 7,5%. I più venduti sono gli Articolati (9.268 unità), seguiti dagli Scara (1.362 unità) e dai robot Cartesiani (670 unità). Tutte le tipologie hanno fatto registrare crescite a doppia cifra sia sul 2020 sia sul 2019.

Osservando le vendite in Italia, nel 2021, l’area di applicazione predominante è quella dei robot per manipolazione che con 8.377 unità rappresenta il 72% del totale, seguono la saldatura con una quota del 10,6%, e l’assiemaggio (9,8%). 

La robotica collaborativa

Nel panorama dell’industria 4.0, i robot visti come collaboratori degli operatori umani, sono e saranno una delle leve principali. Tali soluzioni sono in grado di rendere più efficienti i sistemi di produzione aumentando la competitività tra le imprese che ne fanno uso. Soluzioni integrate ed automatiche, supportate dalla partecipazione dell’uomo nei processi che richiedono l’incontro tra sistemi automatici e manuali. In questo scenario, i robot diventano vere e proprie macchine collaborative in grado di scambiare informazioni con altre macchine e con gli esseri umani, riuscendo ad essere autonomi nei processi di configurazione delle traiettorie in base alle esigenze del flusso produttivo. 

Con la robotica collaborativa è nato un nuovo modo di pensare l’automazione, libera da condizionamenti strutturali, protocolli di programmazione complessi e costose misure di sicurezza. La robotica collaborativa trova applicazione in migliaia di impianti industriali diversi affrontando ogni tipo di condizione produttiva immaginabile. L’utilizzo sempre più ripetuto del connubio industria 4.0 e IoT porterà a un’ottimizzazione dei processi, all’aumento dell’efficienza, alla riduzione di inquinamento nel sistema di produzione e degli sprechi, apportando di conseguenza un taglio dei costi per le aziende, per non parlare anche dell’impatto ecologico di questo nuovo percorso verso un futuro più sostenibile.