Nel 2011 le vendite del vino all’estero hanno superato 4,4 miliardi di euro, +12,4% rispetto al 2010. Al primo posto gli USA, con un volume d’affari che sfiora un miliardo. In crescita gli scambi con Cina, Nigeria, Hong Kong e Sud Africa. Se ne è parlato al Vinitaly 2012
“La strada per consegnare al vino italiano un ruolo da protagonista è quello di aggredire i mercati stranieri. I segnali ci sono tutti: clima di fiducia delle imprese, aumento dell’export e possibilità di sfruttare le risorse per la promozione”, così Maurizio Gardini, Presidente di Fedagri-Confcooperative, commenta la crescita delle esportazioni di vino italiano nel 2011 a margine dell’inaugurazione oggi a Verona della fiera del Vinitaly, il più importante appuntamento per operatori e appassionati di vino italiano. Le vendite di vino all’estero hanno superato nel 2011 quota 4,4 miliardi di euro, con un incremento del +12,4% rispetto al 2010. Stesso andamento anche per quanto riguarda i volumi, che hanno raggiunto 23,5 milioni di ettolitri (+9,4% rispetto al 2010). “A trainare le vendite oltre confine – spiega il presidente del Settore Vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative sono soprattutto i Paesi terzi, che hanno superato la soglia dei 2 miliardi di euro (+13,6%) contro i 2,34 miliardi di euro (+11,4%) della quota di vini destinati al mercato europeo”. Il primo mercato in valore, con un volume d’affari di 948 milioni di euro, restano gli Stati Uniti mentre la Germania mantiene il primato del mercato in termini di volume, con oltre 689 milioni di litri importati dalla sola Italia. “I nuovi mercati – spiega ancora Orsi – si confermano essere quelli a maggiore tasso di crescita della domanda dei vini italiani. Incrementi straordinari, infatti, derivano dagli scambi con Cina (+64,5% in valore), Nigeria (47,1%), Hong Kong (44,4%), Sud Africa (+37,2%) e Giappone (+18,6) dove negli ultimi 3 anni si è investito molto in promozione grazie ai cofinanziamenti stanziati dalla Comunità Europea e del MiPAAF a sostegno delle imprese europee ed italiane. Lo stesso vale per Stati Uniti (+14,6%) e Russia (+13,9%) che confermano il loro trend positivo iniziato nel 2010. Tra i Paesi dell’area euro, il principale incremento è quello della Francia (+25,7%), seguita a distanza dalla Germania (+8,2%)”. . La parola all’OIV Il ruolo dell’Italia, sempre più leader dell’enologia mondiale, è stato confermato anche dai dati dell’Oiv – Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, che ha presentato lo scorso 22 marzo a Parigi il punto di congiuntura della vitivinicoltura mondiale. “L’Italia ha lavorato bene su tutti i fronti – afferma Federico Castellucci, Direttore Generale dell’Oiv, in un’intervista a Vinitaly 2012 – mentre la Francia ha aumentato di poco le quantità, pur crescendo in valore. La Spagna ha incrementato molto la quota di sfuso, in particolare verso il Cile dove, a causa del devastante terremoto del 2010 è andato distrutto oltre 1 milione di ettolitri di vino. Brillante la Germania sia con l’imbottigliato che con i vini importati sfusi e riesportati confezionati. È il caso dei bag in box, richiesti dai mercati della Scandinavia dove questo tipo confezione copre il 50% dei consumi”. Merito della crescente propensione all’export dei produttori del Vecchio continente, ma anche “della nuova OCM vino, che – sempre secondo Castellucci - ha dirottato i fondi per la distillazione delle eccedenze verso le attività di promozione e incentivato l’estirpazione dei vigneti, con una riduzione della superficie vitata comunitaria di circa 175.000 ettari”. Per dare la misura del calo, basti pensare che la Germania conta poco più di 100.000 ettari di vigneto. L’abbandono definitivo ha però permesso un riequilibrio della produzione. Quali i trend da aspettarci? E quali le future dinamiche di mercato? Secondo Castellucci il trend del commercio internazionale di vino è in crescita tanto che ormai 4 litri di vino su 10 vengono consumati al di fuori dei Paesi di produzione. L’Italia è sempre il primo esportatore mondiale, grazie anche alla bella performance del 2011 con una crescita del 12% in valore e del 9% in quantità. Le ripercussioni sulle quote di mercato in seguito alla forte riduzione della vendemmia 2011potrebbero creare tuttavia una tensione. “Del resto – conclude Castellucci - il calo produttivo italiano equivalente a quasi 7 milioni di hl corrisponde al 70% della produzione tedesca. C’è però da dire che la continua riduzione dei consumi interni che l’Italia fa registrare, stimata nel 2011 pari a 1,57 milioni di hl rispetto al 2010, rende disponibile maggiori quote di vino da destinare all’export”.