Nel corso del 2025 Aliplast ha continuato la sua espansione. Qual è lo stato dell’arte dei lavori nello stabilimento di Borgolavezzaro, in provincia di Novara, e quali le prospettive per il 2026?
Per questo stabilimento abbiamo stanziato un investimento importante: nato come una semplice ristrutturazione è diventato un ampliamento con una nuova costruzione, che porterà all’espansione dell’impianto di riciclo di imballaggi plastici flessibili e ci consentirà di incrementare la nostra capacità produttiva. I lavori sono partiti e stiamo seguendo una timetable molto serrata. Qui i rifiuti da imballaggi plastici, in particolare in polietilene a bassa densità, attraverso tre passaggi (macinazione, lavaggio, estrusione) saranno trasformati in granulato, che ritorna così in circolo nel sistema produttivo per ricreare gli stessi imballaggi flessibili o per altri prodotti di alta qualità. È un progetto volto ad aumentare il nostro contributo all’economia circolare con ricadute anche occupazionali, che si affianca alla creazione dell’impianto per il riciclo delle plastiche rigide di Modena, in avvio nel primo trimestre 2026. Tutto questo crea grande attesa in vista del prossimo anno, da parte nostra ma anche dei nostri clienti e dei nostri fornitori.
Aliplast presidia ogni fase del ciclo della plastica. Ci parla del vostro approccio integrato?
I nuovi investimenti ci permettono di ambire a creare dei materiali riciclati con delle caratteristiche tecniche di elevatissima qualità, che nel modello industriale certificato e tecnologicamente avanzato per la gestione multipolimero è uno degli elementi che rafforzano il carattere distintivo di Aliplast. È un approccio verticale integrato, che parte dalla raccolta dei rifiuti, passa al riciclo, quindi alla rigenerazione e infine al prodotto finito.
Questo ci permette di monitorare la qualità lungo l’intero ciclo produttivo, dall’ingresso del materiale nell’impianto fino all’uscita dalla linea produttiva. Inoltre, proseguiamo nel mantenere un approccio con i nostri clienti e prospect basato su flessibilità e soluzioni integrate, a beneficio degli utilizzatori finali. Anche l’investimento sul nuovo impianto di Modena, particolarmente ambizioso dal punto di vista economico (circa 50 milioni di euro, 7,7 dei quali finanziati attraverso fondi del PNRR), che ci permetterà di creare polimeri di polipropilene (PP) e polietilene ad alta densità (HDPE) qualitativamente elevati, si inserisce pienamente in questo approccio.
In questo modo potremmo intercettare anche le esigenze di settori con un alto know how tecnologico, come ad esempio quello dell’automotive, che è sempre più alla ricerca di materie prime seconde con elevati standard qualitativi. In questo, come in altri ambiti, l’obiettivo è annullare la differenza dal punto di vista qualitativo tra la materia prima vergine e quella riciclata. Oltre a ciò, la materia prima seconda riciclata deve essere portatrice di un messaggio ad alto valore aggiunto: con il recupero e il riciclo essa stessa diventa a tutti gli effetti una risorsa a vantaggio della competitività industriale italiana.
Questo è testimoniato anche da un progetto che abbiamo recentemente strutturato nel mondo del fashion insieme a Imbotex e Frana Polifibre. L’idea è quella di partire dalla rigenerazione delle bottiglie in PET raccolte nei territori montani e provenienti dai Centri di Selezione e Stoccaggio del Nord Est in scaglia certificata da parte di Aliplast, per arrivare alla trasformazione in fibra, successivamente al filato e, infine, all’imbottitura leggera, funzionale e durevole di Imbotex. Con questo prodotto finale, derivante da una filiera italiana tracciata e certificata, i brand del lusso o dello sportswear possono avere una garanzia totale di sostenibilità distinguendosi sul mercato da chi utilizza materiali di origine incerta o extra-UE. Oggi, infatti, tanti brand si vantano di utilizzare materiali riciclati, però non vi è certezza e chiarezza sulla provenienza di quei materiali.
Sono stati già effettuati numerosi test, che ci confermano che il materiale ottenuto ha ottime proprietà termiche. La risposta che i brand stanno dando in termini di interessamento è molto positiva; parliamo di marchi top dell’abbigliamento tecnico sportivo, dedicati a una clientela estremamente esigente, che ricerca estetica e capacità tecnica in un unico prodotto. Questo progetto dimostra come innovazione e attenzione all’ambiente possano diventare fattori strategici di competitività per tutta la filiera tessile italiana.
In quali settori di utilizzo intravedete maggiore potenzialità di crescita dei vostri materiali?
Sarà soprattutto l’apertura dell’impianto di Modena, destinato alla produzione di plastica rigida a portare nuove possibilità di sviluppo commerciale. In futuro, infatti, avremo la capacità di rispondere alle esigenze di nuovi settori: oltre al già citato automotive, penso all’ambito degli elettrodomestici e all’arredo, in cui il valore della sostenibilità è ampiamente riconosciuto.
Nei primi mesi di funzionamento dell’impianto sarà necessario capire, studiare, testare e far testare i materiali, ma il nostro know how e l’esperienza pluridecennale ci garantiranno i risultati che speriamo. Il ruolo di Aliplast oggi deve essere quello di guidare il mercato verso l’utilizzo di materie riciclate di alto livello e non di subirne gli andamenti, che vedono, in particolare, un utilizzo ancora diffuso di materia prima vergine o di materia riciclata importata.
L’Italia è nota per la sua capacità di reagire e resistere, ma non basta. Gli stakeholder e i decisori devono iniziare a guardare con attenzione al nostro settore, poiché si rischia di arrivare impreparati all’agosto 2026, momento in cui il nuovo regolamento europeo PPWR, entrato in vigore lo scorso febbraio, sarà applicabile. Serve quindi un supporto concreto da parte delle istituzioni e un’attività congiunta di tutta la filiera nella direzione di un sistema reale di economia circolare.
La nuova direttiva europea sta accelerando la transizione verso materiali riciclati e packaging effettivamente riciclabili. Quali sono gli impatti sulla vostra attività e in che modo supportate le aziende nella realizzazione di soluzioni circolari?
In un contesto di crisi profonda e strutturale della filiera e di evoluzione della normativa, il modello Aliplast rappresenta un caso unico e distintivo nel panorama nazionale. La nostra azienda ha scelto di adottare un modello multipolimero e verticalmente integrato, che ci consente di reagire con maggiore resilienza agli shock di mercato rispetto agli altri operatori. Il nostro modello di business industriale circolare e replicabile, basato su innovazione, tracciabilità e capacità di trattare più polimeri (PET, LDPE, HDPE, PP) con prestazioni comparabili ai materiali vergini, ci permette di affrontare le difficoltà del settore, di garantire valore e affidabilità lungo tutta la filiera, e continuità ai nostri fornitori, dipendenti e clienti anche in un contesto di crisi come quello attuale.