Ambasciatori della Carta Etica del Packaging, come e perché?

Anna Paola Cavanna, Presidente e primo Ambasciatore della Fondazione Carta Etica del Packaging, parla del progetto e delle sue finalità. Racconta inoltre il percorso già fatto, gli obiettivi da condividere, i progetti in essere e quelli che saranno avviati.
Dalla Carta Etica del Packaging alla Fondazione, perché?
La Carta Etica del Packaging è nata nel 2015 da una riflessione condivisa tra il Politecnico di Milano ed Edizioni Dativo. Sin dal suo esordio, l’Istituto Italiano Imballaggio aveva creduto fortemente nei valori enunciati dalla Carta quale strumento per lo sviluppo di una nuova “cultura di sistema” per la filiera del packaging. Nel 2019 è stato deciso di acquisirne i diritti. La scelta naturale è stata quella di creare una Fondazione, un ente completamente indipendente e super partes, con l’obiettivo di divulgare e condividere i profondi valori della Carta. Al mio fianco ho voluto una squadra fortemente coinvolta ed in continuità con la governance dell’Istituto: Ciro Sinagra e Alessandra Fazio in qualità di vicepresidenti, i consiglieri Chiara Faenza e Antonio Feola (past presidente dell’Istituto) e il direttore Francesco Legrenzi. La nascita della Carta ha raccontato una visione, compito della Fondazione ora è quello di dar vita a progetti ed iniziative concrete.

Anna Paola Cavanna, Presidente e primo Ambasciatore della Fondazione
Carta Etica del Packaging

Quali obiettivi si propone?
La Fondazione non ha scopo di lucro e persegue esclusivamente finalità civiche, solidaristiche e di utilità alla promozione e divulgazione dell’imballaggio quale strumento di progresso e di civiltà attraverso la diffusione della scienza che ne regola le funzioni. Desideriamo essere una voce istituzionale in grado di stimolare visioni e riflessioni autorevoli sulla progettazione etica del packaging. Tutti sappiamo che l’imballaggio sta vivendo una fase di piena maturità, il nostro obiettivo è creare qualcosa di nuovo in modo nuovo. Ad esempio parlare di etica e non solo di sostenibilità allarga la visione, ci obbliga a riflettere in chiave di economia circolare e di ecodesign. Ma per far questo, vogliamo fare rete e creare un network di Ambasciatori che condivida la nostra sfida per dare vita ad una nuova cultura d’impresa e guardare le facce di uno stesso problema con angolazioni diverse. Certo, tutto questo non può prescindere da un’attenta analisi di “sostenibilità progettuale e aziendale”. Nuovi orizzonti dunque e, perché no, anche oltre i confini nazionali con lo sguardo rivolto ai giovani.

Ha parlato di Ambasciatori e Lei è ufficialmente il primo…
Sono stata nominata Presidente della Fondazione. Ho dunque l’onore e l’onere di questo incarico in aggiunta agli altri, ma è un impegno a cui tengo molto e dal quale non ho voluto esimermi. Gli Ambasciatori della Carta Etica del Packaging sono soggetti giuridici che s’impegnano a operare in coerenza con i dieci punti della Carta, a darne opportuna diffusione, a promuoverne i valori e i contenuti. Possono presentare domanda società, imprese, enti, associazioni, consorzi, fondazioni che operano a qualsiasi titolo nel mercato nella produzione e distribuzione di materie prime per l’industria dell’imballaggio, nella produzione o distribuzione di imballaggi, che siano utilizzatrici di imballaggi o si occupino del loro reimpiego o riciclo o trasformazione o che svolgano attività di servizio per la filiera dell’imballaggio, anche post consumo. Il titolo di Ambasciatore sarà raffigurato dal marchio concesso dalla Fondazione a significare l’attestazione della condivisione dei valori della Carta.

Leggi l’intervista completa sul n. di marzo di Rassegna dell'Imballaggio

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