Il caffe in vista della ripresa

La fotografia del comparto caffè risente per forza di cose del momento storico. Cresce il prezzo al sacco, ma permangono forti timori sull’approvvigionamento della materia prima, che potrebbe subire cali di produzione a causa di avverse condizioni climatiche o di nuovi periodi di lockdown. Dal punto di vista dei consumi il settore si dimostra comunque in grande crescita, trainato dal mercato domestico, grazie al mondo della distribuzione e all’e-commerce.
L’analisi dei consumi di porzionato nel nostro Paese, secondo i dati forniti da Iri relativi alla prima parte dell’anno, ci dà comunque una fotografia lusinghiera, con un aumento percentuale di oltre il 20% rispetto al 2019, ed una crescita sia a valore che a volume.

Le capsule: tipologia, diffusione e caratteristiche
Tre sono i macrotrend in questo contesto, legati ad altrettante tipologie di capsule, che possiamo suddividere in alluminio, compostabili e riciclabili, mentre per quanto riguarda i formati il 2020 ha visto una vera e propria impennata della capsula compatibile “Nespresso”, quella che, con lo scadere del brevetto Nestlè nel 2012, ha dato origine all’esplosione del fenomeno delle compatibili. Attualmente, la Nespresso è tornata a coprire la maggior parte delle richieste di impianti di confezionamento ai costruttori. Tornando ai materiali, la capsula in alluminio garantisce elevata qualità del prodotto, una shelf life prolungata e, ultima ma non ultima, la completa riciclabilità della capsula, risultando quindi anche una soluzione sostenibile. Le capsule ALU sono prevalentemente diffuse nel formato Nespresso “originale”, ma altri grossi brand le stanno implementando in formati differenti o compatibili. Le capsule compostabili puntano invece tutto sulla sostenibilità e negli ultimi anni hanno goduto di una crescita esponenziale, anche e soprattutto in risposta ai desideri di consumatori sempre più attenti alle dinamiche ambientali. Sono diffuse in numerosi formati compatibili, dalla “Nespresso” alla “A modo mio”, mentre si sta ancora lavorando sul formato “Dolce Gusto”, che rappresenta un forte trend ma, al contempo, è una capsula tecnologicamente complessa, e nel formato compostabile/compatibile tarda ad arrivare sul mercato. Per quanto riguarda la shelf life, le soluzioni compostabili offrono performance leggermente inferiori alle soluzioni in alluminio, in quanto il materiale può essere deteriorarsi a seguito di shock termici o di periodi di prolungato stoccaggio all’interno di contesti umidi, condizioni che possono facilmente verificarsi nell’arco di vita che porta dallo stampaggio della capsula al successivo trasporto presso la torrefazione, fino alla distribuzione e vendita. Consideriamo infine le capsule riciclabili, la cui diffusione è legata, anche in questo caso, a un rinnovato interesse verso il fine vita e gli aspetti connessi alla sostenibilità. Si tratta solitamente di una capsula in polipropilene, caratterizzata da un costo produttivo inferiore alle soluzioni in ALU o compostabili, che può avere caratteristiche di barriera o meno e, in quest’ultimo caso, è confezionata e commercializzata all’interno di un sovraimballo, che necessità a sua volta di essere smaltito in maniera appropriata.

Non solo capsule: il ritorno della cialda
Gli ultimi mesi hanno visto una decisa ripresa anche del formato in cialda, che negli anni passati aveva mantenuto un’importante nicchia di mercato, senza crescite o flessioni. Secondo i dati riferiti al mercato italiano, nel 2020 le cialde hanno infatti sperimentato un trend decisamente positivo, arrivando a sfiorare il 20% di crescita a maggio, contro il +2,8% con cui avevano chiuso il 2019. La ripresa della cialda è anch’essa legata a un discorso di sostenibilità: la maggior parte delle soluzioni diffuse sul mercato permette infatti uno smaltimento nell’ambiente sicuro, garantendo una compostabilità completa. Per contro, la cialda soffre di una minor praticità; va infatti smaltita di volta in volta, tende a gocciolare e, una volta tolta dal sovra-imballo, ha una shelf life molto breve, al contrario delle capsule che in molti casi sono autoprotette. Al contempo però, offre alcune caratteristiche che la rendono la soluzione privilegiata per molti utenti, a cominciare dal maggior quantitativo medio di caffè presente al proprio interno. Se per una capsula partiamo da 5 grammi fino a un massimo di 7, quasi tutte le cialde contengono 7/8 grammi. All’atto pratico, questa si traduce in una bevanda più “forte” e dal gusto maggiormente ricco, che viene per esempio privilegiata nei paesi del sud Italia. È in quest’area infatti che il consumo di cialde è cresciuto rappresentando oggi, secondo i dati divulgati da Iri, circa il 5% circa del mercato totale del caffè in ambito nazionale. L’utilizzo di questa soluzione è in aumento anche in altri paesi Europei, quali Francia e Germania, dove la tipologia in cialda è caratterizzata da caffè non compattato e il formato è quindi caratterizzato da un maggior diametro.

Il confezionamento a servizio del caffè
Come si riflette tutto quanto sul settore del confezionamento? Parlando di impianti per il riempimento, quello che oggi viene richiesto maggiormente ai costruttori è la flessibilità, non tanto in termini di formati, quanto in relazione alla possibilità di poter impiegare capsule in materiali differenti sulla stessa macchina. Questo rappresenta un fortissimo vantaggio competitivo, consentendo a una torrefazione di poter impiegare lo stesso impianto per la lavorazione di diverse tipologie di caffè, alternando per esempio il confezionamento di una Robusta in capsule di polipropilene a quello di una raffinata Arabica in capsule compostabili. Dotarsi di un impianto in grado di lavorare capsule di materiali differenti significa anche lasciarsi la possibilità di valutare, ed eventualmente cambiare, diversi fornitori. Oggigiorno, non è raro il caso di torrefazioni che prima allestiscono la linea, e in seguito decidono il fornitore di capsule. Dal punto di vista del packaging secondario, il trend va verso la richiesta di confezioni che siano sempre più compatte, per agevolare la logistica lungo l’arco di vita del prodotto, dal trasporto, allo stoccaggio fino all’esposizione nel punto vendita. Anche in questo caso subentrano questioni legate tanto alla praticità quanto alla sostenibilità, che si estendono a tutta la filiera.
Basti pensare per esempio alla possibilità di impilare le capsule prima del confezionamento, che agevola la logistica, così come il trasporto di astucci e cartoni privi di “spazi vuoti” contribuisce ad abbattere costi ed emissioni. In definitiva, gli orizzonti appaiono assai rosei per i costruttori, anche perché la ricerca di soluzioni innovative, quali i già citati impianti in grado di lavorare capsule multi-materiale, implica nella maggior parte dei casi un upgrade della linea.

A cura di Riccardo Ceredi

Leggi l’articolo completo sul n. di ottobre di Rassegna dell’Imballaggio

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