Il mercato della panificazione

Dalla ricerca SWG sul mercato della panificazione, commissionata da Veronafiere per Siab, il salone dedicato alle tecnologie e ai prodotti legati a pane, pasta, pizza, pasticceria, è emerso che il pane resta un alimento principe sulle tavole degli italiani e la quantità media acquistata registra un lieve aumento rispetto al 2010. Merito anche della varietà dell’offerta che solo i laboratori tradizionali riescono ad assicurare.
Un valore come l’oro. Un piacere quotidiano, più che una necessità alimentare, almeno per un terzo degli italiani. Il pane resta un alimento principe sulle tavole degli italiani. Non importa se si consuma al desco è quello di casa, alla scrivania dell’ufficio o negli spazi «host» del panificio stesso. Siamo di fronte ad un prodotto anti-crisi, perché – dicono i consumatori - nulla è più gustoso, vario e prelibato del pane artigianale, vincente sul piano della qualità, della varietà e della tradizione. Questi sono alcuni degli orientamenti che emergono da una ricerca Swg, commissionata da Veronafiere per Siab, il salone dedicato alle tecnologie e ai prodotti legati a pane, pasta, pizza, pasticceria, in programma a Verona dal 25 al 29 maggio 2013. Lo studio ha coinvolto consumatori, panificatori e imprese della filiera (dai produttori di materie prime ai costruttori di attrezzature, tecnologie, materiali e accessori specifici per l’arte bianca), con la finalità di comprendere le dinamiche di evoluzione del mercato della panificazione e degli spazi di possibile ri-posizionamento, delle priorità e aspettative di settore, delle strategie più utili a consolidare gli spazi di mercato. Il pane mantiene il suo forte appeal e regge alcuni cambiamenti delle abitudini degli italiani, come ad esempio l’aumento dei pasti fuori casa. E i consumi medi settimanali sono passati da 496 a 500 grammi. Puntare su artigianalità, qualità, specializzazione. La strada ai panificatori la indicano i consumatori intervistati (un campione di 800 maggiorenni residenti in Italia). «Specializzarsi e soprattutto differenziarsi da altre tipologie industriali è obbligatorio», ha specificato Fabiana Vidoz, direttore di Swg. Nello specifico, il 63 per cento dei consumatori valuta molto utile l’introduzione della denominazione «pane fresco» per il pane prodotto in giornata e non sottoposto a trattamenti di conservazione; più della metà degli intervistati (52 per cento) vede negativamente l’aggiunta di additivi e di miglioratori nella preparazione di prodotti da forno dolci e salati. Maggiore attenzione per il consumatore: il panificio guadagna terreno. Lo scenario in cui disegnare la ristrutturazione del settore passa attraverso un aumento del consumo alimentare fuori casa nel corso della settimana, elemento che accomuna il 63 per cento degli intervistati. Solo nel 2007 erano il 46 per cento. Si consuma di più, rispetto a cinque anni fa, in pizzeria (passata dal 18 al 21 per cento) e al bar, passato dal 9 al 13 per cento, mentre il ristorante e la trattoria sono sostanzialmente stabili al 21 per cento. Sale anche lo «share» del panificio. Il 7 per cento degli italiani lo sceglie abitualmente (mangiano in panificio più o meno spesso) per un pasto rapido ed è una tappa frequente per un rimanente 12 per cento (che sceglie il panificio saltuariamente). I motivi? Un connubio vincente fra qualità e minore spesa, con un risparmio medio a pasto di 2,92 euro. A dare la spinta è la percezione di quello che si acquista. Siano essi prodotti da forno dolci  salati, il panificio artigianale offre prodotti più buoni (40 per cento sui prodotti dolci, 54 per cento sui salati), più freschi (39 per cento se dolci, 44 per cento se salati) e più genuini (29 per cento se dolci, 26 per cento se salati).
Topic: Eventi