Come per la produzione alimentare, anche per quella farmaceutica è necessario seguire accuratamente le Norme di Buona Fabbricazione, costituite da un insieme di regole che descrivono i metodi, le attrezzature, i mezzi e la gestione delle produzioni per assicurarne gli standard di qualità appropriati.
Questo, naturalmente, vale per tutte le tipologie di prodotto, siano essi farmaci liquidi (iniettabili, orali, oftalmici ecc.), solidi (compresse, capsule, polveri ecc.) o cremosi (pomate, gel, spray ecc.). Le caratteristiche del prodotto stesso (consistenza, forma, dimensioni, delicatezza ecc.) condizionano le scelte produttive e quelle di confezionamento, ma i punti fermi devono rimanere, in ogni caso, i fattori sicurezza e funzionalità. Oltre a proteggere, la confezione deve infatti facilitare l’assunzione del medicinale e impedirne manomissioni o usi impropri.
Le soluzioni più diffuse
Per i farmaci liquidi vengono spesso utilizzati flaconi di plastica o di vetro oppure fiale, mentre sono meno usate le bustine monodose. Per i farmaci in forma solida invece si sceglie quasi sempre il blister. Per i prodotti in polvere vengono preferiti i tubetti rigidi di alluminio, seguiti da tubetti di plastica e bustine monodose di poliaccoppiato. Alveoli o microclismi si usano perlopiù per farmaci per uso rettale e vaginale. Per le creme e i gel si prediligono strip multistrato composti da carta, alluminio e polietilene, mentre per i prodotti schiumosi o spray si usano bombolette di alluminio o flaconi di plastica con dosatore. In tutti questi casi, la tendenza comune degli ultimi anni è stata quella di preferire i piccoli formati e i formati monodose, a scapito dei classici “formati famiglia” pluridose. Per quanto riguarda infine il confezionamento secondario e terziario, il mercato vede prevalere ancora gli astucci di cartoncino come contenitori e le scatole di cartone ondulato come imballaggio da trasporto.