Nel contesto di uno scenario geopolitico complesso, l’industria cosmetica
nazionale continua a crescere costantemente, confermandosi un settore chiave per l’economia del Paese e un moltiplicatore naturale di competitività. L’istantanea sull’andamento del settore è stata scattata dal Centro Studi di Cosmetica Italia, che ha rilasciato i dati dell’indagine congiunturale: secondo le ultime rilevazioni, il fatturato totale del settore cosmetico toccherà i 17,4 miliardi di euro a f ine 2025, in crescita del 5,1%
rispetto all’anno precedente e in linea con la crescita media annua degli ultimi 10 anni. Inoltre, le esportazioni si confermano un forte traino e, con un valore stimato di 8,5 miliardi di euro (+7% rispetto al 2024), rappresentano circa la metà delle vendite complessive.
L’outlook del 2025 è stato presentato durante il convegno “Il Beauty tra etica e innovazione”, organizzato da Assolombarda, che inaugura la Milano Beauty Week, un'iniziativa di Cosmetica Italia in collaborazione con Cosmoprof ed Esxence. Questo appuntamento, che rappresenta un momento di confronto strategico sull’evoluzione del settore cosmetico, è stato anche l’occasione per parlare del mercato interno, che segna un rallentamento rispetto alle stime di inizio anno principalmente a causa del la riduzione della capacità di spesa degli italiani. Il fatturato rivolto al mercato interno crescerà del +3,3% a 8,9 miliardi di euro, mentre il valore dei consumi arriverà a 13,9 miliardi di euro segnando un +3,7%.
«Il cosmetico è diventato un bene essenziale con un forte valore sociale, perché risponde a esigenze legate al benessere, all’igiene, alla cura di sé, alla prevenzione e alla protezione: con una spesa pro-capite di 219 euro, rientra tra i beni primari a uso ricorrente nei consumi quotidiani delle famiglie con dinamiche analoghe a quelle dei beni per la salute» ha sottolineato Benedetto Lavino, Presidente di Cosmetica Italia. «L’intera filiera dell’industria cosmetica italiana è strategica per la crescita dell’economia ed è un tassello fondamentale per il sistema paese, in grado di generare ricchezza e occupazione. Siamo una delle eccellenze del Made in Italy e lavorare in sinergia con le istituzioni è determinante per affermare il valore di un “Italian Beauty” e per incrementarne la competitività e l’attrattività».
Analizzando i consumi attraverso i canali distributivi, le migliori performance si evidenziano nell’e-commerce (+9% rispetto al 2024) e, tra i canali tradizionali, nella profumeria (+5,8%) e nella farmacia (+3,3%), sottolineando la forte rilevanza della specializzazione. Più contenuto l’andamento della grande distribuzione (+2,1%), che resta comunque a valore il primo canale distributivo per i cosmetici, e dell’erboristeria (+2,2%). Buone anche le stime per i canali professionali con l’acconciatura che segnala un +3,4% e l’estetica con un incremento previsto del +2,6% rispetto all’anno precedente. A livello di prodotto, spicca la profumeria alcolica (+5,2% rispetto al 2024) seguita dalla cura dei capelli (+4,9%) e dalla cura della pelle (+3,9%).
Nel 2024, il fatturato totale della filiera cosmetica ha generato un valore complessivo di 41,2 miliardi di euro e ha sostenuto complessivamente l’occupazione con circa 440.000 posti di lavoro (1,6% della forza di lavoro in Italia). Ricerca e innovazione rimangono due tasselli chiave nello sviluppo della cosmetica italiana, con investimenti complessivi pari a circa il 6% del fatturato, a fronte di una media nazionale del 3% dell’industria manifatturiera. In particolare, l’attenzione alla transizione sostenibile si riflette trasversalmente lungo tutta la filiera produttiva – dagli imballaggi alla gestione energetica, dalla riduzione delle emissioni all’ottimizzazione della logistica.
Il comparto si trova però oggi ad affrontare un pesante sovraccarico normativo (ad esempio, le direttive Green Claims, Ecodesign e Trattamento Acque Reflue Urbane e il regolamento sul Packaging and Packaging Waste). Questa complessità regolatoria, unita all’aumento dei costi energetici – tra i più alti in Europa – mette a rischio la capacità competitiva delle imprese, soprattutto in un contesto globale segnato da incertezze commerciali. Secondo un’indagine condotta in collaborazione con TEHA – The European House of Ambrosetti, una semplificazione regolatoria a livello europeo, integrata con strategie nazionali, porterebbe le aziende del settore a liberare risorse da investire in export, innovazione e occupazione – entro il 2030, il fatturato “abilitato” potrebbe raggiungere un totale di 26,2 miliardi di euro, mentre l’occupazione crescerebbe di 54.000 nuovi posti di lavoro.