Il mercato del flessibile non sconta in modo rilevante gli effetti della pandemia. I bilanci dei produttori italiani confermano le caratteristiche a-cicliche del settore: nel 2020 il fatturato supera i 3 miliardi di euro con una flessione dell’1,5% contro il -9,1% del manifatturiero. Positivi anche i livelli di crescita occupazionale che raggiungono, nel 2020, quasi le 10.000 unità consolidando la tendenza positiva degli ultimi anni (dal 2007 al 2020 si è registrata una crescita del 17%).
È quanto emerge dall’analisi di Prometeia “I bilanci dell’imballaggio flessibile. Le condizioni economico-finanziarie delle imprese italiane nel 2020 e le attese per il futuro”, presentata a Milano in occasione del Congresso Giflex – Associazione Produttori Imballaggio Flessibile dal titolo “Parole e orizzonti per un futuro flessibile”.
L’export accelera
Le imprese italiane del flessibile, dunque, seppur più piccole rispetto ai competitor internazionali, ma con una produttività per addetto allineata a quella delle imprese tedesche, si confermano in salute.
Soprattutto sul fronte dell’export, alla luce di una ripresa dell’economia internazionale che si sta rivelando più vivace delle attese. Nei primi sei mesi del 2021, infatti, le vendite estere di flessibile sono aumentate di oltre il 16%, recuperando ampiamente la flessione del 2020 e confermando un’evoluzione più vivace della media UE.
In crescita tutti i principali mercati di sbocco con tassi tra il 21% e il 31% in Polonia, Belgio e Spagna. Ottime performance anche per Germania e Francia.
Registrano vendite a doppia cifra i prodotti di specializzazione dell’export italiano: film (+22%) e flessibile per trasporto, ma mostrano andamenti positivi anche le esportazioni di flessibile in carta (+8,6%) e in alluminio (+2,5%).
Meno dinamico il fronte interno
Sul mercato interno la crescita appare condizionata dall’incertezza che ancora domina le scelte dei consumatori. Le preoccupazioni sulle prospettive occupazionali, unite al permanere di restrizioni alla socialità, mantengono prudenti e selettivi i consumatori; la propensione al risparmio si mantiene elevata e permarrà anche il prossimo anno.
I mercati di sbocco del flessibile – alimentare, farmaceutica, igiene e i settori della chimica per il consumo – che nel 2020 avevano mantenuto un’evoluzione meno penalizzante della media, mostreranno dinamiche positive seppur inferiori alla media manifatturiera (con andamenti differenti a livello microsettoriale). Da segnalare il recupero del canale Ho.Re.Ca., che però non ritornerà ai livelli pre-crisi, dato il lento recupero del turismo e dei viaggi d’affari e le modificazioni in parte strutturali delle modalità di lavoro e di socialità.
Forti mutamenti si segnalano sul fronte distributivo a causa della polarizzazione fra i format di vendita, con lo sviluppo dell’online e dei discount; le piccole superfici alimentari (grazie alla localizzazione di prossimità e al veloce riadattamento del servizio) hanno invece ritrovato vitalità nel 2020.
A fronte di scenari di ottimismo sull’andamento del settore e sulla ripresa economica del Paese, gravano sulle imprese i prezzi di gas ed energia elettrica saliti alle stelle, di logistica, il brusco aumento dei prezzi delle commodity e le problematiche di approvvigionamento di materie prime (più intensi per le plastiche, ma difficile reperire anche carta e alluminio).
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