Dai primi dati raccolti attraverso una survey da Acimga, l’associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di macchine del packaging, printing e converting, circa due aziende su tre non hanno riscontrato un aumento delle assenze del personale dovuto a malattie, scioperi oppure a causa di difficoltà a raggiungere il posto di lavoro. Quasi 9 aziende su dieci non hanno ricorso alla cassa integrazione. Una percentuale che potrebbe però cambiare se la crisi dovesse prolungarsi (il 50% ha intenzione di ricorrere agli ammortizzatori sociali in tale scenario).
Se il focus viene spostato dal personale alla produzione di macchinari, la situazione cambia. Circa un’azienda su tre ha visto una riduzione della produzione dal 50% al 75%; una su quattro ha un rallentamento che va dal 25% al 50%. Circa una su dieci non ha avuto contraccolpi e una su tre sta vivendo un calo lieve della produzione (da 0 al 25%). Questa apparente contraddizione tra presenza del personale e capacità produttive si spiega con una contrazione delle commesse, la difficoltà di raggiungere i clienti dentro e fuori i confini nazionali, e la riduzione dell’incoming dei compratori dall’estero. In questo scenario, la metà delle aziende sta subendo perdite di fatturato di almeno il 20%, una su quattro ha pochi contraccolpi sul bilancio e il 19% ha invece perdite consistenti (almeno il 50% del fatturato).
“E’ uno scenario difficile – spiega Aldo Peretti – presidente di Acimga. Abbiamo tecnici e venditori bloccati. Fortunatamente molte aziende del settore, già da anni e in ottica di Industria 4.0, si sono attrezzate per fare assistenza da remoto. Molte macchine italiane sono dotate di sensori per monitorarle a distanza e diverse imprese hanno programmi di manutenzione predittiva, per evitare il blocco delle produzioni e intervenire prima del guasto. Grazie a questi servizi riusciamo a garantire che le macchine del packaging non si fermino in caso di problemi. Un servizio che adesso non è solo commerciale, ma quasi sociale. La catena dei rifornimenti del food e dei farmaci non può fermarsi e anche noi dobbiamo fare la nostra parte. Come Acimga – insieme a Federmacchine e a Confindustria – abbiamo chiesto ai ministeri competenti, appena possibile, di realizzare un lasciapassare medico che certifichi lo stato di buona salute per i nostri tecnici e che sia riconosciuto all’estero. In questo modo, potremo ripartire con l’installazione delle macchine, per ora bloccate, e con l’assistenza in loco, laddove necessaria, all’estero. In questo modo garantiremo che anche altrove la filiera del packaging, adesso più che mai vitale, non si blocchi e ridaremo slancio al settore”.