Analizzando le dinamiche di un campione significativo delle imprese italiane (144 imprese tra grandi, medie e piccole, per un totale di circa 12.000 addetti e un fatturato di circa 3 miliardi di euro) che operano nei settori dei macchinari, dei materiali e dei servizi per l’industria farmaceutica, si rileva una crescita di fatturato ed esportazioni a consuntivo 2011 e una conseguente fiducia per il semestre in corso. Nello specifico, un terzo delle imprese del campione d’indagine utilizzato dall’Osservatorio Pharmintech ha dichiarato un fatturato in crescita nel secondo semestre 2011; per quasi il 50% è rimasto invece invariato mentre solo il 19% ha indicato una diminuzione del fatturato totale.
Quasi analoga la distribuzione per le esportazioni, con un lieve spostamento, in questo caso, della quota percentuale dall’aumento (29%) verso la stabilità (57%), mentre solo il 14% ha indicato una riduzione. L’ottimismo si conferma anche per l’andamento previsto per il primo semestre 2012, continuando sulla strada della ripresa per fatturati ed esportazioni, dopo la crisi nei due anni precedenti. In particolare, il 36% del campione prevede un aumento del fatturato nel corso dei primi sei mesi del 2012 mentre si fermano al 15% coloro che ne ipotizzano la riduzione. Aspettative positive che trovano riscontro anche nell’export, con un saldo nettamente positivo tra le imprese che si attendono un aumento del fatturato estero (il 31% del totale) e quelle che prevedono riduzione (12%) sempre nel primo semestre di quest’anno.
Il sistema di distribuzione dei farmaci non è disciplinato a livello europeo, ma è regolamentato dai singoli Paesi; pertanto si osservano realtà estremamente differenti. In linea generale, la farmacia rimane l’unico canale di distribuzione dei farmaci per diversi Paesi quali, ad esempio, il Belgio, la Finlandia, la Francia, la Grecia e la Spagna; in molti altri invece, come Danimarca, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Portogallo, Svezia, Svizzera e Regno Unito, tutti o solo alcuni farmaci SOP (identificati a livello di singolo Stato), possono passare dalla vendita fuori canale, sotto la supervisione o meno di un farmacista/personale qualificato. Inoltre, alcuni Paesi europei permettono la vendita di farmaci online con differenti modalità di fornitura e modelli organizzativi. Di solito, la vendita avviene da siti di farmacie o altri luoghi autorizzati ma anche, come nel caso dei Paesi Bassi, da siti virtuali di aziende non necessariamente identificabili attraverso un luogo reale per quanto, nella gestione degli ordini via mail, deve essere coinvolto un farmacista o personale qualificato.
Anche con riferimento alla vendita in rete esistono, quindi, da Paese a Paese forti differenziazioni. In Italia, senza considerare le vendite di farmaci che le industrie effettuano direttamente agli ospedali, la distribuzione territoriale vede transitare circa l’85% dei farmaci attraverso i grossisti, il 5% è la quota della distribuzione diretta regionale, mentre il restante 10% è la quota di vendite dirette delle imprese alle farmacie. In quest’ultima quota rientrano principalmente i farmaci senza obbligo di prescrizione. Solitamente, infatti, il volume della vendite di farmaci di automedicazione che vengono distribuiti dalle aziende direttamente alle farmacie è circa del 45,2%, mentre il restante 54,8% è diviso tra i grossisti.
Legislazione farmaci da banco Per evitare confusioni ricordiamo che, diversamente da quanto stabilito a livello europeo, per i farmaci da banco esiste in Italia una doppia classificazione: - farmaci OTC, ossia quelli senza obbligo di prescrizione per i quali è consentita la pubblicità al cittadino, purché vengano rispettati i limiti e le condizioni previsti dalle relative norme (contenuti obbligatori e contenuti vietati). Sono quelli identificati nella Classe C bis. - SOP, ossia farmaci per i quali la pubblicità non è consentita. Identificati nella Classe C. In Italia i farmaci senza obbligo di ricetta possono quindi essere venduti anche in esercizi diversi dalla farmacia (parafarmacie, corner GDO), purché in appositi reparti e sempre con la presenza di un farmacista (Legge Bersani n. 248/2006). Tali farmaci, detti anche di automedicazione, sono facilmente riconoscibili grazie allo specifico “bollino di riconoscimento” che obbligatoriamente deve essere riportato sulle confezioni di tutti i medicinali senza obbligo di prescrizione. Ha lo scopo di rendere riconoscibili i farmaci senza ricetta e differenziarli sia rispetto ai prodotti per la salute (che farmaci non sono), sia rispetto agli altri farmaci che richiedono la ricetta medica. Da qualche anno, non solo a livello italiano, la distribuzione farmaceutica è interessata da un processo di concentrazione che si sta profilando attraverso acquisizioni e fusioni tra i principali attori (gli operatori si sono ridotti di circa il 40% negli ultimi 6 anni). Ciò è dimostrato dal fatto che la quota di mercato dei quattro più importanti operatori è già quasi pari al 50% del fatturato del settore (nei Paesi europei le aziende leader controllano punte del 70-80% del mercato). [Fonte: Anifa]