L’anno alle spalle ha visto ridursi il numero di imprese attive (-2,4% a 616 unità), sulla scia dei processi di M&A in atto nel comparto, ma è andato invece aumentando il numero di occupati, saliti a 33.304 addetti (+2,1%).
Sono i risultati della Ottava Indagine Statistica del Centro studi Ucima-Mecs, presentata in occasione dell’assemblea annuale che si è svolta oggi a Modena. In questi otto anni (2012-2019) i costruttori di macchine per il packaging hanno aumentato di quasi il 50% il volume di affari (da 5,5 a 8,04 miliardi di euro), del 40% l’export (salito da 4,56 a 6,35 miliardi) e creato 7mila nuovi posti di lavoro.
I mercati internazionali
Il 79% del fatturato del settore è realizzato all’estero, pari a un valore di 6,35 miliardi di euro, in crescita del 2,3% rispetto al 2018. La dinamica delle esportazioni è mezzo punto percentuale superiore al trend sul mercato interno (+1,8% il fatturato Italia nel 2019 a quota 1,69 miliardi). L’Unione europea si conferma la principale area di destinazione delle macchine italiane per il packaging e assorbe il 37,5% (2.383 milioni di euro) del fatturato totale (vendite in Italia incluse); seguita dall’Asia, al secondo posto con un valore di 1.402 milioni di euro ed un’incidenza del 22,1%, e dal Nord America al terzo posto, con 814 milioni di euro (12,8%). Rispetto al 2018, si inverte il ruolo strategico dell’Europa extra-UE (637 milioni di euro; 10% del totale) rispetto al Sud America (559 milioni di euro; 8,8%). Seguono Africa (449 milioni di euro; 7,1%) e Oceania con 107 milioni di euro (1,7%).
I settori clienti
Nella suddivisione del fatturato tra i settori clienti, come nello scorso anno, il 2019 conferma la predominanza dell’industria alimentare (food e beverage), che incide per il 56% sul volume d’affari complessivo. Il food, in particolare, vale da solo il 29,6% del fatturato totale (2.377 milioni di euro), il beverage il 26,4% con 2.120 milioni di euro di ricavi.
Il terzo posto per volumi di mercato spetta al settore farmaceutico, con 1.475 milioni di euro di fatturato assorbito nel 2019 (18,3% del totale), seguito dalla categoria “altro” (principalmente tabacco e tissue) che pesa per un ulteriore 18,2% con 1.461 milioni di euro di macchinari acquistati e la più alta propensione all’export tra i settori a valle, pari all’84%.
A chiudere la graduatoria sono i clienti dell’industria cosmetica (312 milioni di euro), il segmento di domanda più dinamico nel 2019 (+10,1%) e della chimica (292 milioni di euro, stabile).
La struttura produttiva
Le 626 aziende italiane che producono macchinari per il confezionamento e l’imballaggio si concentrano principalmente lungo l’asse della via Emilia da Piacenza a Rimini – la cosiddetta packaging valley - con distretti produttivi anche in Piemonte, Veneto e Toscana. L’Emilia-Romagna accentra da sola il 36% delle attività industriali (221 aziende) e oltre il 56% degli addetti e più del 63% del fatturato totale del settore. Le province di Bologna, Parma e Modena realizzano in tre la metà degli 8 miliardi di giro d’affari del settore.
L’analisi per classe di fatturato evidenzia la netta prevalenza di aziende di piccola dimensione (quelle sotto i 5 milioni di euro di fatturato costituiscono i due terzi delle imprese), che pesano però appena l’8,4% sul fatturato complessivo e il 5,4% sull’export. Mentre le realtà industriali più strutturate (sono 25 quelle sopra i 50 milioni di euro) realizzano il 58% del fatturato e il 64% delle esportazioni.
Le dimensioni aziendali condizionano notevolmente anche la redditività per dipendente: si passa dai 126mila euro di fatturato per addetto delle imprese più piccole a oltre il doppio (281mila euro) nelle aziende sopra i 50 milioni di fatturato, con un dato medio di 241mila euro. Analoga la distanza dal punto di vista delle competenze: la quota di laureati (8e di ingegneri in particolare) è quasi il doppio nelle aziende sopra i 50 milioni di euro di fatturato rispetto alle realtà minori.
Previsioni 2020
“Avevamo previsto per il 2019 un rallentamento della crescita, dopo quattro anni positivi e l’exploit del +9,4% registrato nel 2018 – sottolinea il presidente uscente di Ucima, Enrico Aureli – ma sappiamo bene che quest’anno dovremo fronteggiare gli effetti della pandemia Covid-19 che implicherà performance drasticamente diverse da quelle cui ci siamo abituati. La maggior parte delle nostre aziende ha sempre lavorato anche durante il lockdown, ma dovremo fare i conti con il rallentamento delle attività produttive e la frenata della domanda mondiale”.
Per la prima volta, dopo sette edizioni dell’Indagine statistica Ucima, la quota dei costruttori italiani di macchine packaging che prevede un andamento positivo delle attività per i mesi a venire crolla al 20% (nel 2019 gli ottimisti erano la metà del campione) mentre oltre il 40% degli imprenditori stima una contrazione più o meno forte del fatturato.