IL PACKAGING PER LE BEVANDE
Per le acque… Le strategie di marketing dell’industria sono orientate a rivedere frequentemente l’immagine sia delle bottiglie sia delle etichette per sostenere l’appeal dei propri brand in un’ottica di continuo rinnovamento. A prevalere negli ultimi anni è stata dunque la tendenza ad ampliare l’offerta, differenziando, per design, materiali, capienza e trend di consumo, le tipologie di bottiglie. Sono due i materiali principalmente utilizzati per il confezionamento dell’acqua, ovvero PET e vetro.
- PET: le bottiglie in PET rappresentano quasi l’80% del totale delle acque confezionate. È in PET il 72% dell’acqua commercializzata nei formati da 1,5 e 2 litri - i più venduti nei canali al dettaglio. Si stanno inoltre affermando i consumi delle confezioni single serve: le bottiglie da mezzo litro hanno già raggiunto una quota del 7% in quantità e di quasi il doppio in valore, mentre l’utilizzo del formato da un litro in PET continua a crescere soprattutto nel canale ristorazione, in alternativa alla bottiglia di vetro. Accanto al PET, PC & PET sono utilizzati soprattutto per i boccioni (3%). Seguendo i dettami ambientali, i produttori del settore delle acque confezionate stanno puntando, infine, a realizzare confezioni in PET sempre più leggere per ridurre il consumo di plastica e i costi di energia. Inoltre, sulla scia di quanto già sperimentato con successo all’estero dai brand Biota e Belu (Colorado e UK), la piemontese Fonti di Vinadio ha avviato anche in Italia la distribuzione della bio-bottiglia in plastica vegetale e biodegradabile (anziché da petrolio), costituita da mais, riciclabile al 100%, ricompostata per uso commerciale in 12 settimane.
- Vetro: conserva una quota in volume del 19% e domina nei canali horeca e nel porta a porta, nei formati da 0,75 e 1 l. Anche in questo caso è diffusa la pratica del restyling, condotto all’insegna del perseguimento di un’immagine di sempre maggior pregio dell’acqua stessa, laddove i produttori stanno scoprendo che l’adozione di nuovi design orginali, artistici e trendy può offrire interessanti opportunità di migliorare il proprio posizionamento sul mercato.
… per bibite e soft drink
Il packaging rappresenta per i soft drink una leva imprescindibile di marketing, più che per gli altri segmenti del beverage, in grado di indirizzare le scelte di acquisto e di soprintendere alle modalità di conservazione del prodotto. Proprio per questo, il relativo mercato è caratterizzato da una notevole varietà di contenitori, da bottiglie e flaconi in vetro a bottiglie in plastica in vari formati e con vari tipi di chiusure, cartoni poliaccoppiati, lattine metalliche, bicchierini di plastica, buste in materiale flessibile, dispensing.
- Vetro: utilizzato ormai solo per il 5% del volume totale delle bibite analcoliche, con una presenza più accentuata nel canale horeca, tiene nel formato monodose. Tuttavia, alcuni grandi produttori stanno oggi rivalutando le proprie confezioni storiche, come la celebre Contour da parte di Coca-Cola o la famosa clavetta da parte di Sanpellegrino, oppure le bottiglie con la biglia di inizio Novecento firmate Abbondio.
- PET: è il materiale più utilizzato nel comparto delle bibite analcoliche (quota del 70%), domina nei formati da 1 e 1,5 litri e sta crescendo enormemente nei formati single-serve, in cui aumenta l’utilizzo delle sport bottle con tappo pull & push, non più prerogativa solo degli sport drink.
- Cartone poliaccoppiato: interessa per motivi tecnici solo le bibite lisce, come il tè freddo, il latte di mandorla e le bibite proteiche, e pertanto afferisce a una piccola quota del 3% del comparto.
- Lattine: dominano nel segmento degli energy drink nei formati da 20 e 25 cl e rappresentano il 12% del volume di vendite delle bibite carbonate
- Bicchierini: storicamente introdotti da Ferrero, stanno acquistando rilievo per il confezionamento delle bibite piatte. Il loro utilizzo afferisce al 4%.
- Dispensing: viene utilizzato quasi esclusivamente nel comparto delle bibite gassate (cola, aranciate, lemon-lime, sode), ma si è recentemente esteso anche al comparto del tè freddo. Oggi riguarda il 6% del confezionamento.
… e per succhi e nettari
Come rilevato per i soft drink, anche per succhi, nettari e bevande alla frutta si rileva la tendenza, da parte dei produttori, a diversificare le tipologie di confezionamento. Shape, capienza e portata tecnologica della confezione tendono oggi a definire il trend di consumo nonché la dimensione sociale del consumatore.
- Vetro: unico tipo di contenitore fino alla fine degli anni Settanta, le bottiglie di vetro rappresentano oggi solo il 20% dei volumi totali. A essere in uso sono soprattutto le confezioni monodose, tra bottigliette da 125 cl e bottiglie speciali da 20-25 cl destinate all’horeca.
- PET: il suo utilizzo PET aumenta anche per i succhi e le bevande funzionali (24%), soprattutto nelle versioni speciali, come il PET barrierato e multistrato oppure il PET con nuovi polimeri a più alta barriera, in grado di assicurare una buona protezione al prodotto.
- Cartone poliaccoppiato: ha segnato l’avvento della tecnologia di riempimento in asettico utilizzata per i succhi di frutta. Il cartone politenato rappresenta oggi il 54% del totale volumi ed è destinato particolarmente ai consumi domestici, sia nella versione monodose (i minibrik da 20 cl normalmente venduti in multipack da tre e sei pezzi con cannuccia incorporata) che in versione pluridose (brik da 0,50 e fino ai due litri). Nel tempo i contenitori in cartone politenato si sono evoluti con l’applicazione di tappi richiudibili e l’assunzione di forme più slanciate ed eleganti.
- Lattine: ormai poco utilizzate nel segmento di frutti e nettari, afferiscono oggi al solo 1%.
- Cheerpack: proposto da alcuni produttori, sta acquistando spazio nel segmento delle bevande alla frutta.
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