I percorsi del packaging: le conserve vegetali

L’industria conserviera opera su base stagionale. Il suo target è universale, anche se tra gli acquirenti prevalgono le famiglie tradizionali che scelgono confezioni classiche.
Salsa di pomodoro, piselli, borlotti, fagiolini, mais dolce, ceci, lenticchie, mix di legumi e ancora marmellate e puree di frutta: è questa la variegata composizione del mondo delle conserve vegetali. Un settore caratterizzato da una spiccata stagionalità, abituato a raccogliere e trasformare entro poche settimane migliaia di tonnellate di materie prime. Le varietà da coltivare sono scelte in funzione della loro idoneità alla trasformazione, resistenza alle malattie, produttività, omogeneità di maturazione, caratteristiche organolettiche e nutrizionali del prodotto trasformato. Si presta altrettanta attenzione ai tempi di semina (per gli ortaggi) e di raccolta per poter confezionare entro poche ore, se non addirittura in giornata. Uno sforzo che oggi sembra non bastare più, infatti, negli ultimi 12 mesi le vendite di conserve di pomodoro in Italia sono diminuite dell’1,8% in volume e del 5,3% in valore, mentre il mercato delle altre referenze è rimasto pressoché stabile. Il settore è in fase di stallo, nonostante i molti tentativi di creare prodotti di nicchia a maggior valore aggiunto, di razionalizzare i costi e di puntare sull’origine italiana della materia prima per rassicurare i consumatori.