L’elevata esposizione verso destinazioni non europee rende l’Italia più propensa a restrizioni protezionistiche, trattandosi spesso di aree non soggette al libero scambio. La sfida da vincere per le aziende del Bel Paese consiste nel migliorare la qualità fitosanitaria delle spedizioni riducendo il respingimento della merce presso i punti di entrata dei paesi importatori.
“In un Paese dove l’export rimane la principale leva di crescita dell’economia, Conlegno, attraverso il Comitato Tecnico FITOK, si impegna a far crescere il Made in Italy nel mondo certificando l’avvenuto trattamento fitosanitario degli imballaggi in legno attraverso l’apposizione del marchio IPPC/FAO FITOK, obbligatorio per gli imballi che trasportano le merci in viaggio verso i paesi Extra UE”, spiega Daniela Frattoloni, Coordinatrice del Comitato Tecnico FITOK.
La mancata applicazione di adeguati requisiti igienici durante il carico del container e l’utilizzo di imballaggi non correttamente trattati o gestiti sono, infatti, una delle più frequenti cause di diffusione di organismi nocivi che determinano il respingimento della merce.
Per migliorare la qualità fitosanitaria delle spedizioni è fondamentale adottare particolari accorgimenti nelle fasi di accettazione degli imballaggi, gestione delle aree di stoccaggio, preparazione e chiusura del container.
Da Conlegno il decalogo per ridurre il rischio fitosanitario di pallet e container, evitando la ricontaminazione della Cargo Transport Unit durante la sua movimentazione nella catena di distribuzione:
1. In fase di accettazione degli imballaggi in legno, verificare sempre la conformità allo Standard ISPM n. 15 attraverso la presenza del marchio IPPC/FAO e la relativa documentazione;
2. Fare ispezioni a campione al momento della consegna e assicurarsi che non ci siano organismi nocivi o segni di infestazioni come fori o gallerie;
3. Effettuare lo stoccaggio della CTU a una distanza adeguata da habitat infestati o da colonie di parassiti e in aree esenti da rischio di contaminazione da vegetazione, terreno e acqua stagnante;
4. Verificare la presenza di una pavimentazione idonea, integra e facilmente pulibile;
5. Stabilire modalità di controllo dei confini del sito, se confinanti con prati, aiuole e zone incolte, utilizzare dispositivi di monitoraggio e cattura e, se necessario, programmare disinfestazioni periodiche;
6. Adottare misure specifiche sulle specie in caso sia segnalata la quarantena per organismi nocivi da paesi d’importazione;
7. Applicare il principio FIFO (First IN, First OUT).
8. Verificare l’efficienza e la tenuta dei sistemi di chiusura dei container e assicurarsi che gli imballaggi siano stati posti in modo tale da consentire ai marchi IPPC/FAO di essere immediatamente visibili e che siano privi di organismi nocivi.
9. Effettuare un’adeguata documentazione fotografica degli imballi e del carico completo al momento della chiusura.
10. Formare il personale.